192 RAGIONI DELLO SVILUPPO DELLA CITTÀ rese facili le comunicazioni fra regione e regione, sviluppò industrie e scambi commerciali, rese le provincie sensibili all’azione propulsiva, che partiva dal centro e rinnovava e ammodernava la loro vita. La posizione geografica fece di Trieste il naturale mercato di rifornimento e di scambi, ne fece il porto necessario al nuovo Stato unitario. Il quale potè costruire armonicamente la sua nuova, unitaria economia proprio, e forse soltanto, perché possedeva il porto. I Levantini diffusero negli Stati austriaci l’uso di merci prima mai richieste e trovarono materie prime mai dianzi sfruttate. A questa formazione di basi nuove, a questa risorgenza di fattori e di vettori necessari al commercio, s’aggiunse un mutamento negli animi dei cittadini, che presero in mano con più energia le sorti della città e del commercio e misero in opera le loro continue esperienze, sicure anche se scarse, per rimediare ai malanni causati dagli incompetenti di terraferma. Giovò inoltre, come già dicevamo, lo sviluppo generale dei traffici europei, l’entrata nei campi economici di terre sino allora assenti o poverissime e la riapertura dei commerci levantini. Questi fatti, e il suo sito in prima linea, giovarono a trasformare Trieste, con lento, ma inarrestabile progresso, da città minante in florido emporio: il porto franco e i provvedimenti governativi furono elementi -secondari, sebbene utilissimi. Trieste non si sviluppò attraendo a sè il commercio di Venezia, né danneggiando direttamente la Repubblica. Il danno potè forse stare in ciò, che questa avrebbe voluto attrarre nella sua sfera una parte di quelle regioni danubiane, che incominciavano a entrare nella generale vita economica dell’Europa. Diciamo forse, perché la gravitazione verso il porto triestino, non più ostacolata dalle barriere doganali e politiche frapposte dagli Stati del retroterra, era naturale e inevitabile. Venezia perdette la sua posizione monopolistica, cessò a poco a poco di essere piazza arbitraria in materia di cambi e di prezzi e come mercato monetario. Le prime cifre statistiche di questo nuovo commercio triestino sono del 1767: tra le merci « capitate per mare e spedite per terra » e quelle « capitate per terra e spedite per mare » (leggermente prevalenti le prime) s’ebbe un movimento complessivo di circa 21.500 tonnellate (recte 47.603.000 « funti »), per un valore di 10.103.793 fiorini. I fatti provano che lo sviluppo di Trieste non avvenne a detrimento di Venezia, poiché la ripresa della prima fu contemporanea a