126 OSTINATE LOTTE CONTRO IL CAPITANO Il Coronini se ne andò nel 1674 e gli successe il barone Giovanni Filippo Cobenzl di Gorizia e questi tenne una capitaneria ancor più agitata, e odiata dal maggior numero dei cittadini. Il Consiglio accusò presto il Cobenzl di disinteressarsi della città e d’impedire a esso l’amministrazione pubblica. L’assemblea si radunava senza la presenza del capitano o d’altre autorità imperiali. Andavano oratori a Vienna: fioccavano di là proteste e decreti. Il Cobenzl pretendeva una giurisdizione particolare: il Consiglio sosteneva che gli spettasse « solo la suprema inspettione et di giudicare certi casi in virtù dello statuto ». Quegli non permetteva di punire alcuni che avevano disamministrato il Fóndaco: l’avversario esigeva la punizione di costoro e accusava, in genere, il capitano di non lasciar .libero corso alla giustizia. Le contese si moltiplicarono in modo che, nel novembre del 1678, il Consiglio presentò allTmperatore una querela contro il Cobenzl contenente ben quaranta gravami. Allora, dice l’Ireneo, la città era « oppressa e molto aggravata dalle continue estorsioni » del capitano. Rispose Leopoldo alcuni mesi dopo, regolando tutte le vertenze. O, meglio, credendo di regolarle, poiché poco appresso quelle risorgevano. Nel 1681 il Cobenzl rifiutava il « brazzo capitaniale », che era l’esecuzione delle sentenze, contro quelli che non pagavano le tasse e le imposte o comunque erano creditori del Comune. Era una bubbana per tutti. « Di giorno ili giorno — diceva la protesta del Consiglio — crescono le confusioni e i tumulti, i negozii civili e comunali non hanno il loro corso, il Pubblico è ridotto al fondo oh denegatum brachium capitanéale e il tutto per mezzo del governo del Capitano è ridotto in estrema necessità ». Imponeva l’imperatore al Cobenzl di rispettare e di eseguire la legge. Ma l’anno dopo c’erano altre liti e altri gravami alla Corte, accusandosi il Cobenzl d’aver abbandonato la città. La Camera aulica provvide a mettere ordine e comandò al capitano di ritornare nella sua sede. Infatti egli si accinse a obbedire: ma il Consiglio dei Pregadi tentò di sbarazzarsi di lui. Col pretesto che c’era stato qualche caso di peste nelle regioni superiori, arrestò e mise in contumacia i serventi mandati avanti dal capitano, vietò introdurre in città le sue cose e proibì, non ostante replicati ordini imperiali, allo stesso Cobenzl di entrare a Trieste. L’Imperatore fattosi minaccioso, impose obbedienza ai suoi decreti e il capitano si ricondusse in città, ma fu sempre maleviso e mal sop-