i6o L’AUSTRIA PROCLAMA LA LIBERTÀ DEL MARE mare, tentavano importare vino, sale e olio, prodotti per i quali i Triestini ritenevano d’aver privilegi di monopolio. Il primo atto, che potesse fecondare l’incontro delle aspirazioni triestine con un’idea di politica marittima in Austria, fu la costituzione d’un « Consiglio commerciale », deliberata a Graz l’anno 1715. Questo si applicò a promuovere il commercio della città marittima, come dice il Bidermann, per procurare agli Stati dell’interno nuove fonti di guadagno. L’Imperatore Carlo VI, promotore di questa novità, non ebbe quindi in mente una risposta ai molti e lacrimosi memoriali triestini, né lo sviluppo del porto in sè stesso, ma l’arricchimento, attraverso i porti, dei suoi Stati ereditari. Nel 17x6 fu deciso di riorganizzare le strade che conducevano ai porti e allargarle in modo, che anche « i carri slesiani potessero arrivare al mare ». In quello stesso anno, in una seduta della Camera aulica, si deliberò, su proposta di Eugenio di Savoia, di non tollerare più la politica adriatica della Repubblica veneziana. Nel 1717 i Triestini furono invitati a collaborare alla riorganizzazione delle strade. Nello stesso anno 1717, Carlo VI, approfittando dell’alleanza che aveva allora con Venezia contro il Turco, sicuro perciò che la Repubblica, impegnatissima, non avrebbe potuto, né osato fiatare, proclamò con un diploma imperiale « sicura e libera la navigazione del mare Adriatico » allo scopo di « promuovere, regolare e aumentare il commercio negli Stati ereditari, e precipuamente nell’Austria interiore e nei porti ». Promise la protezione imperiale contro qualunque molestia si arrecasse alle navi, che avrebbero trafficato nei porti di Trieste, di Fiume e negli altri della costa soggetta alla Casa d’Austria. Con questo proclama l’imperatore creò nel mare Adriatico una nuova situazione politico-economica e si preparò a passare dalle dichiarazioni verbali, già fatte dai suoi predecessori, alle azioni pratiche. Non fu nei suoi intendimenti il proposito di aiutare l’uno o l’altro dei porti: sì bene quello di imporre a Venezia, senza discussioni, la soluzione di una secolare vertenza, nonché quello di arricchire i suoi Stati e di cercare nella navigazione mezzi di arricchimento anche per la sua cassa particolare. Quella volta non si riferì ad alcun porto in modo speciale: la libera navigazione gli parve necessaria anche per congiungersi, attraverso Trieste o Fiume, fuori d’ogni controllo veneziano, col