L’EDUCAZIONE NAZIONALE 283 tentato di essere solo condirettore con l’Orlandini, ma la polizia gli aveva negato la concessione. Fatto più robusto, il giornale triestino perseverò nella sua propaganda nazionale. « Sotto alle cure paterne della polizia austriaca — disse il Valussi — non poteva di certo produrre incendi, ma prtre manteneva il fuoco sacro e dava non lieve pensiero ai vigilanti padroni ». La Favilla diffondeva, come altri giornali nazionali del Veneto, per usare le parole di un poliziotto austriaco, « il veleno della propaganda letteraria goccia a goccia». Ed era tanto più importante la sua attività, in quanto, lo diceva lo stesso Cali, ebbe abbonati sparsi per tutta l’Italia. Anche la istituzione d’un asilo infantile, propugnata dal giornale, ebbe un significato politico speciale: basti ricordare come fossero sorti dal movimento liberale patriottico gli eguali asili, fondati allora dall’Aporti nel Piemonte. L’Orlandini, nel 1839, ebbe i primi grattacapi con la polizia, poiché questa sequestrò nella sua libreria molti libri proibiti: gli riuscì di sfuggire a un processo, ma la polizia gli chiuse il negozio, né più gli permise di riaprirlo. Numerosi artisti del Veneto, giungendo a Trieste per varie commissioni, facevano circolo con gli scrittori e coi patriotti citati. Uno di loro, Ippolito Caffi, il pittore soldato, rimase lungo tempo a Trieste dopo il 1839. C°n questi sono da citare i pittori triestini Lorenzo Butti, intimo del Revere e Giuseppe Solferini, limpidi patriotti ambedue. Tra quelli che in silenzio, sotto l’apparente tranquillità, coltivando le leggi o le lettere o le arti, facevano germogliare le idee patriottiche, rendevano più alto e più diffuso l’amore dell’Italia e suscitavano più vivamente la coscienza della nazionalità, operando con effetti quali non si avevano in molte città del Veneto, appartiene un gruppo di uomini veramente benemeriti. Furono letterati, che convennero a Trieste per far da maestri nelle famiglie private o furono accolti col grande affetto ch’era naturale negli Italiani che, potendo, volevano liberare i loro figli dalla strozza delle scuole tedesche. Molti degli uomini già ricordati compirono tale opera. La quale fu vera missione nazionale, attuata contro la prepotenza del governo austriaco, che voleva snazionalizzare o imbastardire le coscienze. Patriotti probi e onesti furono tali maestri, intenti, si può dire, più che a sostentare sè stessi, a nutrire vigorosamente e con sentimento nazionale le anime dei loro allievi.