Evasione I03 forte marinaio trovò nella cugina quella ingenua freschezza, quella soavità attraente di cui il suo animo sentiva profondo il bisogno in quel momento spirituale critico di una vita fino allora deserta di affetti. Non fu un’avventura fugace, non fiamma alimentata da mondana vanità, ma un sentimento pieno, definitivo, che suggerì subito l’idea del matrimonio, della casa, della famiglia. Cagni avrebbe potuto aspirare, come tanti suoi colleghi, a qualche combinazione matrimoniale di gran rango o mirare addirittura, come più d’uno, alla ricchezza, ma il suo schietto carattere di gentiluomo gli fece seguire l’onesta ispirazione del vero amore quando gli sorse spontaneo nel cuore. Perciò fu felice di sentirsi ricambiato dalla giovane del suo sangue e del suo paese; il reciproco sentimento si trasformò in volontà che rimase ferma malgrado ogni ostacolo e le frequenti lontananze dei due innamorati. Non era neppure fidanzato quando avvenne il primo distacco. In quel tempo Luigi di Savoia si era iniziato con sorprendente ardore allo sport della vela cimentandosi nelle regate di Montecarlo, Nizza e Mentone col suo primo panfilio “Chechette”. Più tardi il suo “Bona”, condotto da Frigerio, ottenne grandi successi vincendo in Inghilterra il “Britannia” del principe di Galles ed il “Meteor” di Guglielmo II. Appunto da Montecarlo Cagni scrisse alla madre di Maria: « Viviamo come due zingari cambiando loco e tetto ogni giorno, ignorando dove dormiremo il seguente ». « Le illusioni si sono quasi del tutto dileguate e di questa esistenza brillante non mi resta che un vuoto profondo; l’assenza di affezione e di amicizia, una solitudine morale accasciante ». Ormai le sue aspirazioni non coincidevano più con le soddisfazioni del suo servizio per quanto brillante e invidiato. Solo l’amore lo compensava in parte con le sue sconosciute dolcezze, ma queste, anziché sopirgli l’animo, lo eccitavano a maggiori ambizioni. Proprio il 1907 fu l’anno risolutivo anche per l’indirizzo dell’attività del Duca degli Abruzzi, quello in cui le due « teste accese » cominciarono ad agire secondo l’impulso