HANDLER E GLI STORICI TRIESTINI 601 Le sue Conversazioni sono vivissimo documento della cultura italiana del tempo in cui furono scritte. Tutti questi scrittori vissero lontani dalla loro Trieste, nella quale invece trascorse la vita Giovanni Tagliapietra, poeta corretto, di facile vena, che alla patria intrecciò molti serti lirici. Dentro la stessa cerchia, ma di alcuni anni più giovane, si formò l’animo di Emilio Treves, il genialissimo creatore della grande casa editrice, che lasciò la città natale dopo un vano tentativo giornalistico (L’Anello, 1851). Fece le sue prime prove ne\VArclieografo del Rossetti, con l’infelice studio su San Giusto, Pietro Kandler (1804-1872), che poi — nei fatti, se non nello spirito — divenne veramente il maestro di quanti impresero a narrare la storia della Venezia Giulia. Abbiamo parlato più volte della vastissima, maravigliosa attività di questo storico, dei suoi alti meriti e dei suoi gravi torti, né ci fa d’uopo di ripeterci. Egli fallì quando volle creare, sulla base d’una sua costruzione storica, una teoria per fondamento della vita politica della città: egli nutrì, sì, di idee l’austriacan-tismo, ma non vinse, anzi, le sue ricostruzioni di storia e di archeologia operarono sul sentimento e sugli studi influssi ben lontani dalle sue intenzioni. Lavorarono presso e dopo di lui Costantino Cumano, Carlo Buttazzoni, già lodato, il valente epigrafista Carlo Gregorutti e Gioele Kohen, di cui fu molto vantata la traduzione italiana di Polibio. Ma il più grande e il più vero storico, che abbia formato la sua giovinezza nell’ambiente di Trieste, così saturo di amore per la storia, è Samuele Romanin (1800-1861), autore della Storia documentata di Venezia, pubblicata tra il 1853 e il 1861 in dieci volumi e ristampata tra il 1912 e il 1921: primo grande tentativo di una storia scientifica della Repubblica, rimasto unico sino alla moderna storia del Kretschmayr e di questa più vasto e più arduo, perché costruito in gran parte dal nuovo e sull’inedito. Vanno rammentati alcuni studiosi orientalisti e ebraicisti: Samuele Davide Luzzatto (1800-1865) andato nel 1829 all’istituto rabbinico di Padova e salito a grande fama; Samuele Formiggini, che tradusse la Divina Commedia in ebraico; Giuseppe Barzilai, Emilio Frauer e Pietro Pervanoglù, che si occupò anche di preistoria. Nell’ultimo periodo s’eleva su tutte con nobiltà la figura di Attilio Hortis, della cui opera storica e della cui azione patriottica abbiamo già detto: gli diedero alta fama anche gli studi letterari, la sua poderosa