84 UMANISTI E POETI Il Cigotti era un filosofeggiante, che sapeva di greco e poetava anche in latino per esprimere il suo disprezzo contro il volgo ignorante: 0 animae in terris curvae, o animae coelestium inanes, o animae vitiis decolorate, post mortem poenam dabitis perfidiae, ignaviae et cunctorum sceleratorum vestrorum... E in versi italiani diceva questa sapiente verità: Questo è quel che più ch'altro me spiace che tutti sia suggetti al vulgo ignaro: quel sindica ciascun come gli piace. Anche l’impetuoso Cristoforo Belli amava come poteva il verso italiano. Nel suo quaderno di vicedomino (1544) ha lasciato in versi memoria di suo padre, memoria dell’anno in cui scriveva e degli avvenimenti contemporanei. Ha aggiunto altresì massime morali ad uso di quelli che lo avrebbero seguito nell’ufficio « chreato di ciascun al servitio »: .....pur riguarda tu ch’altro non c’è qua giù tra nui mortali che la bona fama, qual di poi resta et beato chi l’ama..... Il Belli aveva avuto un predecessore, il nobile Vitale de Mirissa, che, nel 1542, aveva lasciato anche lui ai vicedomini un’ammonizione a fare il loro dovere con giustizia e a non far danno ai cittadini ricorrenti al loro ufficio: Non perciò il grado ti ha dato e il potere Iddio, la legge, il popol che te ha eletto e confermato con l’alto pensiere; ma acciò ch'abbi a vedere eguali il ricco, il povera e l'amico, con fede e carità il tuo nemico.