LO STATUTO DEL 1850 - LA QUISTIONE SCOLASTICA d’opposizione, poi difficilmente sopprimibile, una quantità di malpensanti che ancora stavano tranquilli ». Nel 1850 si fecero le elezioni per il nuovo Consiglio municipale, formato sullo Statuto nuovo, promesso l’anno precedente e attuato allora: esso ricostituiva, dentro limiti non ampii e sotto severi controlli governativi, l’autonomia del Comune-provincia, onde il Consiglio municipale aveva anche il carattere quasi parlamentare di Dieta provinciale. Non s’ebbe nemmeno allora una vera lotta nei corpi, in cui si dividevano gli elettori sulla base del censo o della professione: disanimati i liberali, sicuri gli austriacanti, su quelli male, su questi bene influenti le vicende degli anni luttuosi. Tuttavia il comitato dei liberali (detto Comitato del Monteverde, dalla sala dove si riuniva) portò in Consiglio venticinque dei candidati da esso proposti, dei quali però alcuni non erano patriotti, ma scelti come comuni a due liste per far sì che spuntassero candidati meno servilmente governativi di altri. I liberali ebbero eletti undici dei loro dodici veri candidati — e tra essi buoni elementi, come il De Rin, il Baseggio e altri più moderati — nel quarto corpo, ove votavano alcune centinaia di elettori della piccola e media borghesia. Però era sparita la Società dei Triestini e svanito ogni spirito combattivo. Anche questi liberali non tennero in Consiglio altra parte se non quella di amministratori. Una sola quistione di carattere squisitamente politico e nazionale fu dibattuta allora (febbraio 1851) con grande passione: quella della lingua d’insegnamento nel ginnasio. Nicolò De Rin, Riccardo Bazzoni e lo stesso Kandler, attenendosi al sentimento popolare, « decisamente favorevole all'italiano », chiesero l’esclusività di questa lingua. Fu una manovra, disse uno scrittore austriacante, « assolutamente nemica alle mire del governo, e favorevole ad uno Stato nemico dell'Austria ». Cioè... al Piemonte. La discussione però si stiracchiò in dispute di carattere opportunistico, mirando alcuni (Formiggini, Visen-tini, Craigher) a attenuare con un compromesso l’opposizione del governo, ostinato nel tedesco. L’esame storico degli avvenimenti prova che anche il marasma di quegli anni fu non poco favorevole alla causa nazionale. Servì la stessa sospensione delle elezioni municipali decretata nel 1854, quando il governo decise di lasciare in carica il Consiglio già funzionante (di cui era podestà Muzio Tommasini), sostituendo i morti e i dimissionari