88 IL TEATRO, I GIUOCHI PUBBLICI, LA MUSICA il 1517, e come segretario del capitano imperiale Giambattista Riccioni da Vercelli, dal 1521 al 1524. Pochi ricordi lasciano intravvedere la vita artistica che poteva essere nella paupercula città. Di carnevale si faceva la « rappresentazione comica » nel Palazzo comunale: era una festa a cui ' s’invitava anche gente di fuori. « La zòbia santa », che è il giovedì santo, si faceva a San Giusto la rappresentazione sacra della « Passion del nostro Signor », che comprendeva probabilmente tutti i principali misteri della Redenzione e della Resurrezione. Nella festa consacrata al suo nome si faceva anche la rappresentazione sacra della Passione di san Giusto. Nel marzo c’erano i giochi pubblici, i palii del bagordo, di cui, come delle altre feste, pagava le spese il Comune. All’anno 1548 si trovano elencati questi palii: quello « del bagordo » propriamente detto, cioè della giostra con le aste; il « palio del schioppo », il palio « del correr di uomini », quello « dell’arco », quello « delle balestre », quello « per il correr delle donne ». Si trova altresì una spesa per « due oche per metter al correr sopra li cavalli e tirar il collo ». Nel giorno del Corpus domini si davano le corse al pallio. Di musica profana non sappiamo nulla. Di quella religiosa poco. Nel 1560 sembra apparisca per la prima volta un maestro di cappella in duomo, stipendiato dal Comune: si chiamava Bartolomeo Rovere da Asti e ebbe più tardi come organista Giulio Cachino. Aveva anche l’incarico dell’insegnamento della musica e del canto ai giovani e una gratificazione speciale, perché mettesse «diligentia nell’exercitar li cantori». Sedici anni più tardi gli successe Cileo Cosentino da Lucca, dopo del quale diressero la cappella nel 1591 pre’ Michele Passera, triestino, quattro anni appresso fra Matteo Marcolin, veneto, e nel 1596 di nuovo il Passera, morto nel 1601. Intensa, ma non artistica, fu l’opera edilizia del Cinquecento. Il Cornaro, scrivendo nel 1508 a suo fratello, trovava che la città era « di sito, di caxe, di muri molto bella ». Essa non ebbe certamente nel xvi secolo alcun abbellimento speciale. Anzi fu sconciata la sua sommità, appunto nel 1508, quando il comando del presidio del castello fece distruggere la bella cella gotica del campanile trecentesco. Allora, e finché non fu ricostruita — pare nel 1556 — l’odierna sommità con