102 LA STRADA DEI CARSI E GLI USCOCCHI Concorsero a provocare la Repubblica nuovi tentativi di forzamento commessi sulle strade dei Carsi e l’illecito commercio del sale, fatto venire a Trieste di contrabbando per mare a onta del monopolio veneziano. I Carniòlici, avendo trovato probabilmente dei vantaggi che superavano lo svantaggio dei dazi protezionistici, avevano ripreso la via dellTstria: di più, malgrado fosse stato concesso a Trieste il monopolio nei limiti della sua produzione, andavano a Monfalcone o in Istria a comperare vini forestieri. L’arciduca Ferdinando (1597) aveva rinnovato il solito divieto e aveva comandato di frequentar le solite et usitate stradile. Ma si rimaneva sempre alle condizioni d’avanti il 1585. Onde vennero i tentativi di forzamento delle strade, in cui s’avventavano a tastone i Triestini, ostacolando il libero movimento dei Cranzi sui Carsi. S’aggiunse, a complicare le cose, l’affare degli Uscocchi, di quei Croati di Segna e dei luoghi vicini, che, con altri banditi, corseggiavano nell’Adriatico, portandosi con estrema ferocia contro le navi turche e veneziane. Non mancarono a Trieste delle persone, che negli Uscocchi, sobillati e protetti dagli arciduchi, vidéro dei possibili loro alleati nella lotta contro San Marco. Il Petàz fu accusato anzi di aver fornito delle barche e di aver venduto il suo sale a quei pirati. Il Senato veneziano, seccato dagli incidenti dei Carsi e irritato degli appoggi dati agli Uscocchi, deliberò di agire. Nel marzo del 1598 diede ordine al provveditore generale in Golfo « di stringere et incomodare la città di Trieste, come fa(ceva) per altri luoghi arciducali dove avevano nido e recapito gli Uscocchi :>. Nel 1599 prese misure più gravi. Il blocco della città si fece con estremo rigore: una stampa veneziana di quegli anni lo presenta addirittura (fig. 7) come un vero assedio della città, operato non solo dalle navi, ma anche da fanterie sbarcate e da cavalleria. Trieste, lasciata in asso dagli arciducali, dovette cedere, rifiutare aiuti ai pirati, promettere libertà di commercio sulle strade e risottomettersi agli antichi patti per il sale. Poche illusioni potevano rimanere dopo cosifatta esperienza. Però i Triestini studiavano la politica di Vienna e attendevano l’ora, in cui essa potesse apparire più decisamente preparata alla guerra contro Venezia o tanto libera dei molti guai, che aveva in Boemia o in Germania, da essere in grado di assumere anche la difesa degli eccessi e