IL VOTO DEI. CONSIGLIO CONTRO L’AUSTRIA mato era a Trieste il dott. Visentini, contro cui fu avviata una vana istruttoria. Nella città la polizia era preoccupata. Era convinta che esistesse sempre quel segreto comitato d’azione, alla cui testa diceva essere l’Hortis e di cui sospettava membro Antonio Vidacovich. Ma tutti i tentativi per avere delle prove erano vani. Molte cose le davano un fastidio incessante. Un giorno comparivano scritte rivoluzionarie sui muri; un altro giorno si trovavano in vendita cappelli che portavano nell’interno lo stemma di Savoia e la scritta « Moda d’Italia »; un altro giorno ancora si trovavano ritratti dei maggiori uomini del Risorgimento nelle vetrine dei negozi o quadri rappresentanti le gesta di Garibaldi. Si può imaginare che impressione suscitassero nei patriotti, dopo tanta opera svolta per la causa nazionale, le parole con cui il Lamar-mora, presidente dei ministri, male scimiottando Cavour, dichiarò al Senato (30 novembre 1864) che l’Italia non poteva aspirare al possesso di Trieste, perché su questa città commerciale gravavano gli interessi della Germania, che si sarebbe opposta. Non fu un atto di opportunismo, ma sincera ¡e inutile rinuncia dinanzi al più forte e inconscia valorizzazione di una tesi antinazionale e d’un interesse nemico. Da Trieste partì una fiera e solenne protesta, firmata segretamente da tutti i patriotti più autorevoli: Andrea Molinari la presentò allo stesso Lamarmora. Nel dicembre la stampa nazionale pubblicò con gran plauso un’altra protesta del « Comitato nazionale triestino ». Il direttore di polizia lamentò che il Llovd avesse permesso di esporre presso i suoi uffici al Tergesteo un giornale, che recava quella protesta dei Triestini: gli « italianissimi » l’avevano presa e fatta circolare, accompagnandola di « glosse ironiche contro l’Austria ». La protestà più alta e più bella venne dal Consiglio municipale, il 16 gennaio 1865. Il podestà Porenta tentò, probabilmente sotto la pressione delle autorità, di far votare al Consiglio un atto che valesse a sconfessare il memoriale di protesta presentato dal Molinari e rendesse omaggio di fedeltà allTmperatore d’Austria. La maggioranza del Consiglio, avendo compreso di trovarsi in un momento decisivo per la storia nazionale della città, abilmente guidata da Nicolò De Rin, rifiutò il voto.