100 PROBLEMA ECONOMICO E PROBLEMA POLITICO Il commercio marittimo di Trieste, assillato dai gabellieri che sorvegliavano il mare, rimase alla mercè delle licenze e delle concessioni veneziane; quello terrestre alla mercè delle ostilità dei Carniòlici e, in generale, degli Austriaci. Nel 1572 e nel 1573 alcuni mercanti triestini, che vollero portare vini e frutta per le strade del Semmering, si videro sequestrare la merce dai Viennesi, che vantavano un monopolio nell’uso di quella linea. Le vertenze si moltiplicarono, quando alcuni cittadini vollero sviluppare l’industria del sale nella valle di Zaule e vendere il prodotto negli Stati austriaci. Naturalmente, i Triestini, visto che la Corte arciducale faceva sua la quistione della navigazione libera e vi si ostinava, specularono intensamente su questa potenza per gli effetti, che poteva esercitare in Venezia, e le si fecero intorno. Mentre cercavano un ente da incolpare del loro impoverimento, incapaci di vedere che cercavano una soluzione politica per un problema di concorrenza, che era soltanto economico e che si sarebbe potuto risolvere solo, se si fosse potuto attrarre i Carniòlici nella città con mercato, prezzi e tariffe a loro convenienti, i Triestini concentravano la loro animosità contro Venezia. Non è difficile credere che, scaduti i commerci, grandi illusioni sorgessero sulle possibilità di arricchire la città con l’industria del sale. Riguardo a questa, il conflitto degli interessi dei Triestini contro il monopolio del sale, che Venezia voleva tenere ad ogni costo neH’Adriatico e per il quale aveva già fatto ai Triestini concessioni superiori alle consuete, era insolubile. Venezia, intervenuta energicamente nel 1578, persisteva nel rifiutare allora non tanto l’aumento della produzione, quanto il libero commercio del sale: a ogni infrazione della sua legge, se non era implicata in altre difficoltà internazionali, rispondeva con rappresaglie a danno delle saline di Zaule. Che essa, così, distruggesse illusioni alimentate fra i Triestini dai fautori arciducali, i quali nelle saline indicavano la salvezza della città e nell’aiuto di Vienna la sola possibilità di svilupparle, e che la rovina di queste illusioni provocasse in larghi ceti una passione violenta contro Venezia, arguiamo dal fatto che il pivi fervente odiatore di Venezia e il più caldo agitatore dei Triestini in quel tempo era proprio il maggior proprietario di saline a Zaule, Benvenuto Petàz o de Petazzi, fatto barone dagli arciduchi e loro fedelissimo.