590 SCAVI ARCHEOLOGICI - LA BIBLIOTECA CIVICA ranto, alcuni bassorilievi attici, antichità di Aquileia e dellTstria, un’armeria, una copiosa raccolta numismatica e un ricco medagliere e in più una raccolta etnografica. Alcune collezioni di gran valore (come quella bellissima del barone Giuseppe Sartorio — contenente splendidi vasi attici e italici, alcuni quadri d’autore, una raccolta superba di disegni del Tiepolo, stoffe, oreficerie e oggetti d’arte industriale — generosamente donata alla città dagli eredi, baronessa Paolina Sartorio e conti Anna e Salvatore Segrè) erano, nel 1914, appena visibili. La raccolta patria del Museo si completa con quella ammirabile, che ha compiuto Giovanni de Scaramangà, tante volte citata in quest’opera. Condannato il bilancio del Comune a spese eccessive in quei molti rami, attraverso i quali si provvedeva alla difesa nazionale, non potè provvedere né alla costruzione di musei, né a un metodico lavoro d’esplorazione del sottosuolo romano della città. Pietro Nobile aveva fatto degli scavi, lungo il percorso dell’acquedotto romano e nel piazzale di San Giusto, nel 1814-1815. Il Kandler e certo Calvi compirono degli assaggi nel 1835. Sette anni più tardi si aprirono i vani, che si vedono tuttora alla base del campanile per mettere in luce i resti del tempio capitolino. Poi non si fecero scavi, se non quando l’occasione fu offerta dai rinvenimenti effettuati durante gli sterri edilizi. Forse mancò l’animo, quando i mezzi si sarebbero potuti trovare: mancarono i mezzi, quando l’animo ci fu e la passione di Piero Sticotti cercò invano di poter realizzare i suoi nobili disegni. Più fortunata fu la direzione del Museo di storia naturale, iniziato nel 1846 dal Koch di Zurigo, importantissimo per la fauna e per la flora dell’Adriatico. Il Marchesetti potè organizzare una compiuta serie di scavi preistorici nella Venezia Giulia, dai quali ricavò la meravigliosa raccolta paietnologica, che onora il museo e la città. Soffrì la stessa sfortuna del Museo di storia e d’arte la Biblioteca civica, a cui è connesso l’archivio diplomatico comunale. La raccolta petrarchesca e quella piccolominea, lasciate dal Rossetti, quella di autografi del Risorgimento, donata da Carlo Usigli, la Bodoniana, ereditata da Salomone Parente, quella di incunaboli e la Raccolta patria dànno alla Biblioteca (iniziata col modesto lascito dell’Acca-demia degli Arcadi romano-sonziaci) un valore di molto superiore a quello, che le verrebbe soltanto dal numero dei suoi volumi. Anch’essa visse in ambienti soffocanti, senza che il bilancio del Comune avesse