3oo PIETRO KANDLER - MOVIMENTO INTELLETTUALE la situazione aveva un carattere particolare. Governo e stranieri volevano che la città fosse o diventasse babelica e dimenticasse d’essere italiana. Questa rispondeva d’essere e di voler rimanere italiana. Se il problema era ancora, per cosi dire, etnico e geografico, nondimeno poneva la base più salda alla formazione della coscienza nazionale e politica. Alcuni cittadini tuttavia, come altrove i dalla Margherita, i da Pozzo e tanti altri, mai vollero accettare l’idea nazionale. E furono anche tra i più eminenti. Ricordiamo Pietro Kandler, che propugnava l’unione dell’Istria al Veneto, ma non volle partecipare mai né al movimento liberale, né a quello antiaustriaco, unitario. Furono altri come lui; ma, sebbene fedeli allo straniero, non furono perciò meno italiani. Avendo un giorno un ministro detto al Kandler (alludendo al suo nome, di antica origine scozzese, ma da lui creduto tedesco) che doveva essere di origini germaniche, il Kandler rispose, gli facesse aprire le vene e si sarebbe accorto che il suo sangue era tutto veneto. Lo stesso Kandler incominciò nel 1846 la pubblicazione di un periodico, L’Istria, le cui annate sono una preziosa miniera per chi voglia studiare la romanità e l’italianità della Regione Giulia. Nel Kandler furono riposte vane speranze dai migliori patriotti istriani, dal De Franceschi, dal Facchinetti e da altri, per la lotta da lui ingaggiata dopo il 1845 per ripristinare le scuole italiane nellTstria e per far abolire le tedesche. 11 movimento intellettuale a Trieste si fece, dopo il 1840, molto intenso ed esclusivamente e luminosamente italiano. La città mantenne nel suo seno e onorò sempre l’eletta schiera di precursori e di apostoli del Risorgimento, che e decoro della sua storia nazionale. A quelli già nominati si aggiunsero altri. Venne frequentemente a Trieste, dove aveva i migliori amici, Tomaso Luciani di Albona, non meno fervido patriotta. Vennero nel 1841 il Bassi e il Betteioni. Giunio Bazzoni, il delicato poeta, amico del Pellico, e che doveva perire tragicamente nel 1848, abitò dal 1843 nella villa di suo fratello Gracco: era una famiglia di patriotti, già fatta triestina. Al circolo della Favilla si aggiunsero nuovi collaboratori: Graziadio Ascoli di Gorizia, il futuro grande glottologo, e Caterina Percoto, la gentile scrittrice friulana, ambidue di alti sentimenti italiani. Per i Triestini Terenzio Mamiani stampava L’Orfanclla. Il giornale, in cui