LE DIFESE DELL’AUSTRIA - LA STAMPA 52 7 una delle basi principali del Drang nach Osten e questo doveva avere carattere slavo-tedesco, essa, rimanendo ostinatamente italiana, formava un ostacolo gravissimo a quella politica: per l’efficacia di questa invincibile italianità e poiché detta politica moveva dalle banchine del porto triestino, la lingua italiana rimaneva quella ufficiale per le relazioni tra l’Austria e il Levante. Pertanto, ai fini della sua nuova politica europea diventava quasi necessaria all’Austria la snazionalizzazione di Trieste: la città, dal suo canto, indirettamente o direttamente (come nel 1914, quando alcuni patriotti abilmente fecero abortire un congresso di Albanesi austrofìli), combatteva proprio quella politica, da cui allora era alimentato in parte notevole il suo sviluppo economico. Lo Stato austriaco, in più, continuava a far valere le sue armi per difendersi contro l’incessante attacco dell’irredentismo. Senonché, servito male da una burocrazia straniera, inadatta ai suoi compiti e impari all’intelligente azione italiana, produceva, mediante la repressione, uno stato d’oppressione, che a sua volta alimentava e rafforzava l’irredentismo. Si venne a passo a passo in una situazione, denunciata dai deputati alla Camera, nella quale non esisteva più né la libertà personale, né quella d’associazione, né quella di stampa. Ma tuttociò si effettuava senza avvantaggiare la difesa dello Stato. Poiché gli Slavi erano in tutto favoriti, si produceva anzi un’anormalità intollerabile: mentre, nell’ambito della città, un popolo civile e illustre era privato dei diritti democratici, allora considerati sacri, a quello meno civile e del tutto oscuro erano concesse libertà e licenze. La stampa fu più maltrattata d’ogni altra attività: invero fu il nemico più potente che avesse il governo. La reazione di questo era giustificata, ma la lotta di quella era superba. Le annate del ricchissimo Piccolo (diretto con arguta e penetrante arte diplomatica da Roberto Prezioso) e del povero Indipendente (diretto da Riccardo Zampieri, generoso, audace e geniale maestro d’irredentismo) rappresentano, da sole, il valore d'un grande plebiscito. Nella sua incapacità di comprendere la semplice verità del fenomeno nazionale, l’i. r. governo attribuiva ai giornali la « colpa » della ostilità dei cittadini: onde potè avvenire, nel 1910, che in un rapporto dello Stato maggiore austriaco si dicesse che tra l’Italia e l’Austria non c’era che una sola barriera: Trieste, e che fra Trieste e l’Austria c’era un unico