92 NOTIZIE DI PITTORI TRIESTINI nell’episcopio. Lo troviamo citato ancora all’anno 1576, come decoratore d’uri arco eretto in Riborgo. Un maestro Tizio dipinse, avanti il 1580, un quadro per il castello, forse la pala per la cappella. Non mancano nemmeno notizie di pittori triestini: non sono se non notizie e assai modeste. Un pittore Baldassare Mirissa è tra i creditori del Comune nel 1510 e nel 1523, per aver dipinto degli stemmi a Palazzo e altrove. Non così ristretta fu l’attività di Giambattista Porro, detto Bassan, « pittore tergestino ». Anch’egli nel 1540, nel 1541 e nel 1546 dipinse stemmi, armi e palii: ma nel 1569 era collega del Vincenti nelle pitture dell’episcopio e, in una data imprecisa, secondo il Kandler, ornò di dipinti la sala del palazzo comunale. Dipintori di stemmi, di palii, di archi appariscono un Francesco Gra-ziani di Vicenza (1566) e quel Giusto della Spada triestino (1566, 1576) che fu anche maestro d’abaco alla scuola del Comune. Il Graziani era altresì scultore: scolpì, nel 1559, l’arme della città nel Palazzo e, l’anno seguente, ebbe lire 510 per aver fatto « la colonna dell’aquila » in piazza. Pili onore certamente si conquistò il pittore Pietro Gussich, che sembra triestino e che, oltre a aver dipinto armi di arciduchi e di governatori, fece alcune figure nella Loggia del Comune (1577) e alcuni dipinti in Palazzo e in Vicedominaria (1591). E’ ricordato infine un pittore Matteo, che nel 1597 dipinse nella chiesa di San Pietro. All’uno o all’altro di questi artisti appartengono forse V Ultima Cena e la Pentecoste, due modestissime tele della seconda metà del xvi secolo, che ornano le pareti dell’altar maggiore in San Cipriano. Di scultura nulla o quasi, facendo eccezione per alcune statue di legno provenienti da San Giusto, che sono al Museo, e per la Madonna della Pietà che è nella cattedrale (sull’altare della cappella omonima), opere appena degne di menzione. Rileviamo soltanto, nella raccolta Scaramangà, una statua lignea policroma di san Giusto (fig. 5) che ha perduto la palma che aveva nella destra. Tiene ancora, con l’altra mano, l’imagine della città. E’ quasi in grandezza naturale e viene dal duomo. Benché ci sembri del xvi secolo inoltrato, non è lontana da quella di san Sergio del Museo di storia patria: forse questa e quella appartennero a quel gruppo di statue che stettero sul ciborio dell’altare del Sacramento sino al 1826, dove san Giusto era nel centro e i santi Apollinare, Lazzaro, Sergio e