216 ARCHITETTURE E PITTURE che, progettata da Angelo Boni, doveva sorgere sul Canal grande. Verso la fine del secolo s’ebbero alcune costruzioni di qualche stile: il palazzo Plenario (ora Pitteri) dell’architetto Ulderico Moro (1780), la casa Duma (in piazza Gadola, da pochi anni abbattuta), il palazzo Ciaiche del Bo-bolini (in via Bellini); la modesta casa dei Leo in via san Sebastiano, quella dei Brigido in via del Pozzo del mare (fig. 30 e 31), e la villa Cassis (1790, ora villa Necker). L’opera architettonica migliore e veramente decorosa di quei tempi è la sinagoga vecchia (in Piazza piccola, fig. 34) edificio d’arte veneziana di certo architetto Bolzano (o Bolzoni, 1790). È sparita l’esagona chiesa di sant’Antonio, elevata nel 1767. Rimane, tuttavia, quella greco-ortodossa di san Nicolò al mare, eretta nel 1786 senza linee d’arte. Nulla mostra il rifacimento della chiesa di san Francesco (sant’Antonio vecchio), compiuto nel 1774. Nel 1791, abbandonato ormai l’edificio del 1690, fu rifatto e ingrandito un altro palazzo comunale, detto allora magistratuale, non come un palazzo, ma come una casa privata, con decorosa povertà: stava al posto dell’odierno e probabilmente era una costruzione di uffici secondari, messi in piedi sulle rovine del palazzo bruciato nel 1689 (fig. 41). Aveva al fianco la cosidetta Loggia, cioè la sala dell’adunanza, con tre alte finestre e con poggiolo, costruito sopra un arco, detto appunto arco della loggia. Altrettanto poco nella pittura. Antonio Panza, veneziano, dipinse nel 1704 quei cinque quadri della vita di san Giusto, che coprirono sin verso al 1850 gli affreschi trecenteschi dell’abside di destra e che ora pendono nell’abside centrale. In quello che raffigura san Giusto in gloria si vede la migliore imagine della città, che ci sia conservata di quei tempi. Degni di menzione più particolare sono gli affreschi e la pala, che il patrizio Andrea Civrani fece dipingere nel 1706 da Giulio. Quaglia di Laino (Como), nella cappella di san Giuseppe al duomo. L’artista, che lavorò alcuni anni nel Friuli e anche a Lubiana, inquadrò la superficie con grandi architetture: nella parete di fianco dipinse scene della vita di San Giuseppe; nel fondo, ai lati dell’altare, due santi, al sommo la gloria di San Giuseppe. Nella pala raffigurò lo Sposalizio. Gli affreschi sono guasti, la pala 110. Questa è una ottima pittura (oggi nascosta) e ha diritto a miglior considerazione di quella avuta sinora. Gli affreschi barocchi, senza aver nulla di particolar-