72 LA TRAGEDIA DELLA CARESTIA E DELLA FAME Poco o nulla ottenevano alla Corte Andrea e Giusto Rapicio, con tutto che vi fossero tenuti in considerazione. Due anni più tardi la crisi si aggravò, quando il mercato soppresso a Senosezza si ricostituì a Corgnale e vi si concentrò il traffico del grano e delle vettovaglie a benefìcio dei Veneti e degli Istriani. Rimanevano sempre esclusi i Triestini, che non potevano fare i prezzi degli altri e non avevano né i loro mezzi bancari e capitalistici, né la varietà e la abbondanza delle merci necessarie agli scambi. Il Consiglio deliberò di ricorrere allTmperatore per dirgli che la città, quando chiedeva da vivere, invece di avere giustizia aveva « flagelli, uccisioni, spogliazioni, latrocinii, e l'uccisione di molti gentiluomini », che procuravano di comperare frumento nelle terre austriache. Se Cesare non fosse intervenuto, la città sarebbe perita. Furono mandati a Corte due oratori, Gian Maria de Bonomo e Pietro de Leo. Ma anche i Carniòlici spedirono ambasciatori a Corte per accusare la città di essere divisa in due parti, di cui una — dicevano — era nemica giurata dellTmpero. Proprio i due oratori erano stati messi in cattiva luce alla Corte alcuni anni prima, perché accusati di luteranesimo. Nel marzo del 1563 la reggenza di Trieste mandò a chiedere grano al capitano di Corgnale: la città soffriva la fame; il pane mancava totalmente nella piazza e nelle case; negli animi era la disperazione. Quel di Corgnale rifiutò, dichiarando di non aver nulla. Allora trenta cittadini si recarono nel villaggio per avere il grano che occorreva. Come entrarono tra le case, videro che esso vi si trovava in copiosissima abbondanza: videro altresì una gran quantità di cavalleria veneziana, tutta armata, che doveva scortare probabilmente i Cranzi verso l’Istria o verso San Giovanni, attraverso territorio imperiale. I Triestini tentarono di persuadere i villici a non preferire i sudditi d’altro Stato a loro. Non l’avessero mai fatto! Quelli si scagliarono in massa contro di loro, incitandosi a ucciderli. Infatti, alcuni furono uccisi, altri feriti, otto bloccati in una casa. Sfuggirono pochi, che portarono trafelati e furibondi la notizia a Trieste. Immantinente si sentì sonare la campana a martello. Una turba scomposta di cittadini si armò e, capitanata da Cristoforo Belli, allora rettore, si avviò, stravolta dalla collera, verso Corgnale. Entrò nel villaggio, liberò i prigionieri e incendiò le case e i magazzini. Quindi, sfuggendo a un’imboscata delle genti della Carsia, ritornò in città.