37^ PER I.E SCUOLE ITALIANE E PER L’UNIVERSITÀ popolo dal governo dichiarato straniero, la diffusione della sfiducia contro lo stesso, l’odio contro l’elemento tedesco in ogni riguardo, il disprezzo e l’oltraggio di tutte le autorità e di tutte le corporazioni che manifestano buoni sentimenti austriaci...». Questi giornali — diceva — sono venduti tra il pubblico in molte migliaia di copie e penetrano nei più bassi strati del popolo. Il Diavoletto non poteva contrapporre un’opera efficace e il governatore « era colmo delle più serie preoccupazioni » Ma, soggiungeva il Salm, c’era un pericolo maggiore, perché la stampa triestina penetrava nel Lombardo-Veneto, « epperò dava il più diretto soccorso a quei rivoluzionari, che dallo stato d’assedio erano impediti di operaie sulle popolazioni con la loro stampa ». Terminava il Salm, chiedendo una mutazione dei giurati e della legge sulla stampa. In quel periodo, dall’ottobre al dicembre, fu agitata un’altra importante quistione: quella dell’insegnamento. Alla fine d’ottobre la Commissione municipale, affermando la nazionalità italiana di Trieste, aveva chiesto al governo l’istituzione di scuole italiane e di un ginnasio italiano. Poi, il 6 novembre, aveva accettato una proposta del De Rin per l’istituzione di una provvisoria facoltà politico-legale italiana, che doveva essere la prima tappa verso la fondazione d’un’università completa. Proposte per un’università s’erano avute sino dal 1846: l’aveva allora ideata il noto G. C. Platner, e pare la caldeggiasse il vescovo mons. Legat. Anche allora, nell’ottobre del ’48, il primo suggerimento, sull’esempio di un’iniziativa presa a Zara, era venuto da uno Sloveno, che perseguiva fini favorevoli alla sua nazione. Aveva preso in mano la quistione il Kandler, trattandone con calore. La proposta De Rin era ispirata appunto dal Kandler e prevedeva l’istituzione di dieci cattedre italiane e di uno « studio libero » con una cattedra per gli Slavi della Regione, a spese del Comune. Il 15 novembre Tommasini presentò il progetto al governatore. Il Salm non si ritenne autorizzato a rispondere, ma riferì a Vienna, dichiarandosi favorevole all’istituzione della facoltà, con la quale si sarebbe evitato che i giovani Triestini andassero a corrompersi nelle università di Padova e di Pavia. Gyulai, invece, fu decisamente contrario. Egli valorizzò l’azione svolta dai suoi amici, che avevano raccolto molte firme sotto una petizione contraria alla proposta De Rin e affermò che l’erezione d’uno studio universitario iivrebbe costituito a Trieste un grande pericolo politico, poiché la