LA PROCLAMAZIONE DEL PORTOFRANCO ostilità contro Trieste. Queste e quelle giustificate dagli aspri dissidi stati sino allora tra il Comune e i capitani imperiali, membri di famiglie influenti a Corte. Ma la sua tenacia e le acquistate protezioni giovarono alla città. Il 18 marzo 1719 uscì il diploma imperiale che dichiarò « temporaneamente » porti franchi Trieste e Fiume. Il diploma caratterizzava le intenzioni dellTmperatore, mentre diceva che si voleva creare nei due porti franchi ai mercanti esteri la possibilità di acquistare di prima mano i prodotti delle provincie austriache transalpine: la ragione del portofranco era il promovimento dell’esportazione dei manufatti e delle materie prime, di cui si sperava aumentare la produzione. L’altro scopo era di creare una base per una grande società di commercio marittimo, che allora era già in maturazione, la Compagnia Orientale, che fu fondata con una patente del maggio e di cui l’imperatore era, non solo il supremo protettore, ma anche il primo e principale azionista. La scelta di Trieste non era ispirata dal naturale valore del porto e del sito. Tant’è vero che si pensò subito di avviarvi traffici, che non stavano punto nelle linee naturali e tradizionali dei commerci adriatici e triestini. Era stato detto agli Stati austriaci, che si sarebbero collegati mediante il mare all’Olanda, all’Inghilterra e alle città germaniche. Anche una gazzetta francese del 1728 narrò che Trieste era stata preferita, non per fondare e sviluppare commerci col Levante, ma per congiungere gli Stati dell’Austria con l’Olanda e col mar Baltico. Soltanto controvoglia il governo di Vienna si decise a accettare nuovi trasporti via Trieste, quando gli Stati della Germania settentrionale, special-mente la Prussia, si rifiutarono di lasciar passare le merci imperiali verso Amburgo esenti da dazi e si proposero di ostacolare e soffocare il transito dai paesi degli Asburgo. L’ambasciatore Donà, riferendo da Vienna alcuni anni più tardi, stimava che il piano di Carlo VI di « girare per il Portogallo e porgere la mano alla navigazione di Ostenda per ingolfarsi nei commerci delle Indie », avrebbe dato a Trieste imo splendido avvenire. La sorveglianza gelosa faceva vedere all’ambasciatore veneziano ombre ben più grosse della realtà. L’interesse, per cui Carlo VI pensò congiungersi attraverso Trieste con Ostenda, fu anzitutto politico, poiché allora il Belgio era in mano dell'Austria e le comunicazioni con essa via terra gli potevano