268 AFFERMAZIONI UNITARIE DI DOMENICO ROSSETTI Gli accenni all’« amore della patria comune », all’« Italia nostra », le affermazioni dell’italianità geografica e storica di Trieste, sono frequenti nelle opere del Rossetti e hanno un alto significato politico. Quando egli chiamava la regione triestina « estremo angolo d’Italia » o diceva ch’era « dentro le porte d’Italia », quando la presentava come « una barriera contro i popoli transalpini » e insisteva nell’affermazione della sua italianità, il Rossetti protestava, nel solo modo che potesse sfuggire alla censura, contro l’artificio del Regno d’Illiria, contro la forma di governo, con cui la città era tenuta in modo diverso dalle altre d’Italia. Nello stesso tempo diffondeva idee nazionali, teneva la città di Trieste strettamente unita, nella mente dei suoi lettori, al resto d’Italia. Implicitamente, mentre il movimento nazionale era già avviato alle sue mète, il Rossetti affermava che Trieste e l’Italia dovevano avere una sorte comune. Allo scopo d’illustrare meglio le antiche libertà e l’antica storia italica della Regione Giulia, il Rossetti fondò nel 1829 l’Archeografo triestino, che dura tuttora. Esso è la più vecchia rivista storica italiana, degna di figurare presso ai più celebri periodici del Risorgimento per l’enorme opera nazionale compiuta nella sua lunga esistenza. Nel 1830, pubblicando il secondo volume, il Rossetti vi ristampava le descrizioni, che antichi geografi avevano fatte dellTstria e di Trieste come parti dell’Italia. Era sempre la stessa propaganda contro l’illirismo del governo, a favore dell’unità etnica e geografica della stirpe e della comunanza dei destini che incominciavano. Gli altri scrittori avevano eguale conoscenza della verità territoriale. Pietro Kandler, studiante in Pavia, in una memoria: Idee sull'Istria (1826), affermava che la provincia, in cui era compresa Trieste, avendo « la lingua, i costumi, le occupazioni, i prodotti, gli affari comuni col resto dell’Italia Veneta », a questa avrebbe dovuto essere riunita. Propugnava l’introduzione della congregazione provinciale e delle deputazioni comunali, sul tipo di quelle del Lombardo-Veneto, l’abolizione della luogotenenza di Trieste, l’unità più stretta fra la città e la provincia istriana. Ma il Rossetti era di tempra molto diversa da quella del Kandler. Egli era un liberale, molto sensibile a tutti i movimenti dello spirito della Nazione: egli si sentiva veramente cittadino di tutta l’Italia,