SIGNIFICATIVA DISCUSSIONE POLITICA AL CONSIGLIO derata provincia d’Italiae di ventasse realmente la capitale dell’ <■ I. R. Litorale austro-illirico ». Invitata, nel 184.5, la Minerva al Congresso degli scienziati italiani, che si doveva tenere a Lucca, ebbe dal governo divieto di rispondere, perché questo non concedeva che si considerasse italiana. Lo Stadion, che applicò il decreto del ginnasio, cercò poi di mitigare l’avversione, che esso aveva destata. Il governatore, ch’era una mente sagace, seppe guadagnare la confidenza dei migliori cittadini. Tenne casa aperta e convennero ai suoi ricevimenti anche il Somma, il Gazzoletti e il Dall’Ongaro. Era uomo, lo Stadion, da riconciliare i Triestini all’Austria, quali erano il Pallfv e lo Zichy rispetto a Venezia. Egli era anche di tatto più fine e più energico verso Vienna. Nel 1843 si mise al lavoro per mutare di tedesche in italiane le scuole elementari e chiamò il Dall’Ongaro ad aiutarlo per i testi. Ma non durò molto in tale atteggiamento di fronda. Il suo temperamento tedesco gli prese la mano. E non molto dopo, a un cittadino che intercedeva per grazia d’una concessione dovutagli, dopo un anno di aspettativa e di miseria degnatosi riceverlo, gli domandò se parlasse tedesco e, alla risposta umilmente negativa del supplicante, gli voltò le spalle e lo lasciò aspramente, senza volerlo ascoltare. Un grosso episodio probabilmente aveva colpito l’animo del governatore in quello stesso anno 1843. Nel giugno, avendo egli constatato che nel cosidetto Consiglio ferdinandeo erano state nominate dieci o undici persone di sudditanza non austriaca, volle che vi si ponesse rimedio, trovando — né aveva torto — inopportuno che una città tanto importante per l’impero fosse amministrata da cittadini esteri. Veramente questi — tutti appartenenti a famiglie residenti da oltre il secolo a Trieste — erano i più fedeli e i più pronti a aiutare il governo austriaco: ma, certo, erano capaci di tener in non cale i suoi desideri, quand’avessero contrastato coi loro interessi. Fu il caso quella volta: gli esteri — svizzeri e germanici — si trovarono d’accordo coi pochi liberali, che erano nel Consiglio, e diedero scacco allo Stadion. L’idea del governo — che non vi potessero essere consiglieri se non austriaci — fu sostenuta da Pietro Kandler e da G. C. Platner. Questi, in un lungo discorso, dichiarò assurdo che la città « fedelissima » fosse rappresentata da persone che non avevano l’obbligo di essere fe-