FERROVIA DEI TAURI - LAVORI PORTUALI 469 minato dalle necessità economiche, non era il più breve. Esso era imposto da esigenze strategiche; non passava per il naturale valico del Predii, ma era allungato di più che cento chilometri, con conseguente aumento dei prezzi di trasporto. Oltre a questi fini strategici, la ferrovia dei Tauri ne doveva avere uno politico e far gravitare i paesi tedeschi su Trieste, rendere quelli più sensibilmente attratti verso la città e verso l’Adriatico, più inclini a sentire un loro interesse, acché quella restasse in mano all’Austria, dar loro insomma un’impressione più viva che fosse un porto della sfera tedesca. Potevano tuttavia essere molto notevoli i vantaggi della nuova linea per il porto, giacché con essa Salisburgo era avvicinata al mare Adriatico di 253 chilometri, Monaco di Baviera di 179 chilometri. Anzi Monaco era portata 242 chilometri più vicina a Trieste che a Amburgo, e Ratisbona 62 chilometri. Contemporaneamente, secondo i piani approvati nel 1903, furono incominciati dei grandi e serii lavori portuali. Furono allargate (questo col concorso del Comune) tutte le rive dal « porto franco » sino al « molo della lanterna ». Fu costruito il molo della sanità e i grandi impianti di Sant’Andrea (ora porto duca d’Aosta), conquistandosi vaste plaghe di mare con colmate e rinterri. I lavori furono interrotti dalla guerra, quando il porto di Sant’Andrea non era ancora compiuto. Erano finite però le monumentali dighe che lo chiudono, per una lunghezza Complessiva di 2600 metri, verso ponente. Era compiuto parimenti il porto dei legnami sotto Servola. Con questi lavori la lunghezza degli approdi da 6400 metri fu portata a 14.000 metri e fu messa in opera una moderna attrezzatura. Inoltre, l’estrazione del materiale necessario alle colmate, dopo abbandonate le cave di Sistiana, fu fatta nella rada di Panzano, ma fu regolata con tale criterio che vi si aprirono due bacini (b. Ròsega e b. Panzano) e il canale di Monfalcone. Le iniziative triestine, con cantieri e con industrie, avevano già dato nuova vita alla piccola città friulana. Soprattutto coi cantieri la città aveva ormai avvinto a sè stessa dall’una banda la città istriana di Muggia, dall’altra Monfalcone: s’era così legata con salda catena e allTstria e al Friuli, alle due regioni, a cui apparteneva storicamente e di cui diventava sempre meglio il grande centro economico 'e morale.