FUSIONE DELLA VECCHIA E DELLA NUOVA CITTÀ 185 Nello stesso anno, cedendo alle vive istanze del Consiglio, Maria Teresa, contro rinuncia della città a un credito di 20.000 fiorini che essa vantava verso l’erario e contro cessione di alcuni dazi, accordò al Comune l’estensione della sua giurisdizione sul distretto camerale. Anzi, ordinò si abbattessero le mura, affinché la città liberamente potesse fondersi con gli elementi nuovi, che rapidamente incominciavano a formarsi intorno. Tuttavia il Consiglio, che accoglieva male quest’ordine (due anni fig. 27: il Canal grande nel 1782 (dis. di L. F. Cassas — Museo di storia e d’arte) prima aveva riparato la torre del porto) e ne sabotava l’esecuzione, accettava anche meno volentieri le altre imposizioni. Le subiva. Esso era tenacemente fedele all’idea dell’antica respublica: cercava di non perdere i vantaggi del commercio, ma di non sacrificargli un patrimonio ideale così alto. Era la vecchia lotta tra principii idealistici e interessi materiali. Allora la febbre della speculazione intaccava le fibre più sane: pareva ormai che l’alabarda si sarebbe lasciata indorare. I patrizi non trovavano più, in città, il consentimento d’una volta. Ma non mollavano. Protestarono allTmperatrice la loro più devota e sviscerata