322 CONTINUA ATTIVITÀ PATRIOTTICA inseguito certo Papsch, direttore della tipografia lloydiana, reo di aver pronunciato male parole contro Venezia e contro l’Italia. Il Papsch era stato anche bastonato. Delle satire erano state affisse per le strade, le quali finivano, promettendo un premio a chi avesse portato la testa del suddetto individuo al macello. La polizia aveva sospeso una rappresentazione al Teatro Grande, perché informata che era stata preparata una dimostrazione nazionale di protesta contro le ingiurie. Ma il Lloyd aveva intanto licenziato il colpevole. Circa quei giorni i confidenti mettevano lo Schickh in grave allarme. Da Rovigo scrivevano a Vienna, il 6 febbraio, che, secondo informazioni provenienti dallo Stato Pontificio, nel febbraio stesso avrebbe avuto luogo un movimento rivoluzionario che, incominciando da Parma, si sarebbe esteso fino a Trieste e che i divertimenti del carnevale ne avrebbero dovuto favorire l’esecuzione. « Anche a Trieste — comunicava un altro confidente, da Ferrara — esisterebbe una propaganda rivoluzionaria, d’intelligenza con quella d’Ancona, di Corfù ed altri luoghi del Lombardo-Veneto sotto pretesto di mercatura... con agenti che spargerebbero danaro nel popolo come libelli incendiarii ». Il povero Schickh non sapeva e non trovava niente. Vedeva però, in quegli stessi giorni — e più volte verso la fine del mese — apparire sui muri delle case alcuni avvisi, che invitavano la gente a non fumare, altri che dichiaravano proibito il fumo. Se poi, come la polizia di Milano, si consolava comunicando che la gente fumava egualmente, non era meno allarmato, né meno seccato dall’episodio così significativo. Anche perché la crisi economica si sentiva piofonda e suscitava vivissimo malcontento: v’era paralisi negli affari e caroviveri. Di più, mancanza di medio circolante metallico, ressa all’ufficio erariale per avere il cambio delle banconote e alle banche per ritirare depositi. Lo Schickh aveva annotato il 12 febbraio: « In riguardo commerciale, questo porto franco va incontro a un torbido avvenire ». Seguiva, quindi, con naturale preoccupazione lo svolgersi degli avvenimenti. Il 25 un altro grattacapo: la polizia di Venezia gli comunicava d’aver sequestrato una lattera-circolare mandata da Trieste e firmata vostri fratelli Triestini. La copia avuta dalla polizia era scritta da un popolano. Dopo aver narrato l’episodio Papsch, diceva che i Veneziani non dovevano riversarne la responsabilità sui fratelli triestini, che ave-