— 454 - Troppo presto fu dimenticata una vita nobilmente trascorsa ; troppo presto dimenticarono quanto operò in Venezia, per innalzare sulle sue rovine taluni di coloro che da quella caduta ne traevano gloria e rinomanza. Gavedalis è morto di dolore; è morto relegato, esiliato nella sua stessa patria. Egli fu destinato a rappresentare gl’interessi dell’armata, quando trattavasi della resa di Venezia ; quell’ incarico dolorosissimo gli veniva imposto : egli certamente non lo ambiva. Il tenente-maresciallo Gorzkowzky gli offerse quaranta giorni di dilazione per recarsi in casa sua, a sistemare i propri affari, e per abbracciare la vecchia madre, che da due anni non vedeva. Egli adorava sua madre! Cedette, fidando nell’ onore di un soldato. Passarono i quaranta giorni e, chiesto il passaporto per partire, venivagli negato ; anzi gli fu imposto di non muoversi da Spilimbergo suo luogo nativo. Ricorse a Vienna, e non ebbe risposta ; Gorzkowzky, governatore di Venezia, rinnegava la sua parola. Passarono i mesi, gli anni. Frattanto una compagnia privata triestina intraprendeva la costruzione di una via ferrata, e lo richiese per ingegnere direttore della medesima ; il governo di Vienna gli permetteva di accettare. Furono molti i Veneti da esso impiegati in quel lavoro, quasi tutti di coloro che aveano perduto risorse ed impiego combattendo durante l’assedio. Nel 1856, ancora in fresca età, moriva affranto dal dolore. FINE.