— 362 — Non si potevano accusare i rappresentanti di essere stati trascinati dall’ entusiasmo a votare, poiché essi lo fecero in mezzo al silenzio d’ una seduta secreta, quando le tribune erano vuote e dopo una esposizione ben triste ma fedele delle condizioni di Venezia, fatta dallo stesso capo del potere esecutivo. I rappresentanti di Venezia comprendevano tutti che 1’ onore d’Italia stava nelle loro mani. Nobilmente e da generosi adempirono il loro mandato. II giorno dopo, 4." giugno, Manin rispondeva al ministro austriaco pregandolo di accordare un salvocondotto a due inviati del governo, investiti di sufficienti poteri per recarsi a Milano od altrove a conferire sulle proposte di un componimento ragionevole. Il giorno medesimo, sulla gran piazza di S. Marco, parte della valorosa guarnigione di Marghera fu passata in rivista dal generale in capo fra le acclamazioni di un’ innumerevole popolazione. Frattanto i due plenipotenziari veneti, signori Calucci e Giorgio Foscolo, ufficiale di marina, si recarono presso il ministro De Bruck, che appositamente trattenevasi a Mestre per riceverli. Alla conferenza assisteva il tenente-maresciallo Thurn comandante il corpo d’ assedio. Niuna decisione fu presa, e gl’ inviati poterono conoscere solamente le basi sulle quali l’Austria avrebbe consentito di trattare, che erano le seguenti : 1’ esergo Venezia raffigurata da una donna col manto ducale, seduta sull’ alato leone e colla destra armata di spada in difesa del nazionale vessillo, che sostiene colla manca. Da questo lato leggesi in giro il verso di Dante: Ogni viltà convien che qui sia morta.