concentrate nel quadrilatero. Però a questi mancava un sostegno quale possedevano quelli di Lombardia nell’ esercito di Carlo Alberto. L’unica forza regolare che, bene ed a tempo impiegata, poteva riuscire nucleo a potente esercito, era il corpo di Durando, che neghittoso rimaneva sulla destra del Po, non varcandolo mai, quantunque pressanti fossero le istanze del governo di Venezia e dello stesso generale Alberto La Marmora, perchè si affrettasse a correre nel Friuli, dove l’oste tedesca avanzavasi oltre l’Isonzo. Infatti il Nugent raccoglieva quanti fanti poteva, ed apparecchiava numerose artiglierie ed infiniti carriaggi di munizioni da trasportare a Verona in soccorso di Radetzky. La inerzia dell’armata pontificia, inerzia voluta dallo stesso Pontefice, che, come vedremo, avea in cuor suo abbandonata la causa italiana, fu forse motivo principale dei primi rovesci toccati, e principio della catastrofe finale, che compivasi qualche mese dopo sui piani lombardi (4). (') Durando non si mosse alle sollecitazioni reiterate che gli vennero da Venezia, ed il fece solo quando ebbe ordine di marciare da Carlo Alberto ; ordine, che arrivò troppo tardi, poiché, per sventura nostra, al quartiere generale del Re prevaleva il pensiero di rimanere schierati sul Mincio, invece di marciare nel Veneto con un buon nerbo di forze, per opporsi ai rinforzi che impunemente marciavano in soccorso di Radetzky. Così in breve, come vedremo, il feld-maresciallo, rinforzato di uomini e restaurata la disciplina, potè con certo esito riprendere 1’ offensiva.