- 10 — Il propagarsi della società avea fatto nascere qualche sospetto; ma, siccome era difficile che la polizia potesse ottenere prove sufficienti a nostro carico, così solo un’ oculata vigilanza fu dalla medesima praticata. Attilio Bandiera, frattanto, non rimaneva inoperoso. Indefessamente occupato di giovare alla causa italiana, cercò di rendersi padrone della fregata austriaca, sulla quale era imbarcato. Trovò partigiani, e forse sarebbe riuscito nell’ ardito progetto, se non fosse stato scoperto da taluno troppo leggermente messo a parte del disegno. Suo padre, l’ammiraglio che comandava la squadra, salvò il figlio ed i suoi complici, seppellendo nel suo cuore il pericoloso arcano. Il segreto però non rimase tanto occulto, che qualche cosa non ne trapelasse : perciò Attilio, sul quale, più che su ogni altro, pesarono i sospetti, accortosi d’essere spiato, stanco della vita ingloriosa che conduceva, infelice anche nella propria famiglia, poiché la moglie percossa da lento morbo andava deperendo, spinto forse anche da consigli che gli pervenivano da Londra, fuggiva da Smirne verso la metà del marzo dello stesso anno e riparava a Malta. Prima di partire inviava una lettera al fratello, consigliandolo a sottrarsi alla vendetta austriaca, che tosto o tardi lo avrebbe cólto. Emilio non volle abbandonare l’amato fratello, e decise dividerne il destino : solo attendeva un’ occasione propizia per fuggire da Venezia. Volle il caso che, mentre il generale Paolucci trovavasi in una sua villa lungi dalla città, Emilio aprisse un dispaccio riservato da Vienna, nel quale si ordinava il di lui arresto. Tostamente, fatto fardello di pochi effetti ed avendolo io stesso soccorso di qualche denaro, si avviò a Trieste. Vi fu accolto da un nostro carne-