— 203 — cittadini convocati. Lode pertanto ne ebbero i due egregi piemontesi per la loro condotta patriottica ed altamente leale. Però il secreto, per quanto fosse celato, pochi momenti dopo fu conosciuto dai cittadini, che, tremando dell’avvenire, temevano l’estrema sciagura. L’agitazione e l’affanno leg-gevasi in ogni volto : è impossibile descrivere l’aspetto desolante di Venezia in quel momento. Un ufficiale superiore dell’esercito,, informato di quanto avveniva dal Cavedalis, recavasi tosto a Manin e gli partecipava la trista nuova. Con sorpresa vide che quegli non se ne turbava. Manin aveva preveduto quanto avveniva, e nella certezza di un completo abbandono di Venezia, il giorno 9 erasi recato in persona presso il Cibrario, col quale ebbe il seguente dialogo che ambedue altamente onora. Manin gli disse : « Se il re Carlo Alberto, stretto con » la spada alla gola, fosse obbligato a cedere Venezia all’Austria, che farete voi? » Cibrario rispose che non poteva incominciare una discussione sopra un’ipotesi assurda ed impossibile. Manin riprese : « Assurda ed impossibile, sia » pure; ma noi viviamo in un’epoca, nella quale non è inu-» tile prevedere l’assurdo e l’impossibile: abbiate adunque » la compiacenza di rispondere alla mia domanda. » Cibrario cercò allora di evitare una quistione troppo dolorosa; ma stretto da Manin gli disse finalmente : « Se voi volete » conoscere assolutamente il mio pensiero, io non farò più » difficoltà di aprirmi a voi. Venezia si é riunita al Pie-» monte per essere governata e difesa : se il re non ha più » i mezzi di governarla e di difenderla, cessa il motivo che » la persuase alla fusione, ed essa rientra nei suoi diritti » e nella sua indipendenza » — « Così, riprese Manin, voi