— il — Il 15 giugno 1846 saliva sul trono di S. Pietro il Pontefice Pio IX. I suoi primi atti, che promettevano saggie riforme e liberali istituzioni, sparsero dovunque la meraviglia e 1’ entusiamo per questo nuovo apostolo, che la speranza dipingeva come il redentore della oppressa umanità, quale con profonda sapienza divinatrice era stato negli scritti del Gioberti annunziato possibile. Niuno prevedeva allora il futuro, nè poteva supporre che colui, che inaugurava così degnamente il suo regno, divenisse in seguito il più acerrimo nemico d’Italia. Però, in mezzo al generale entusiasmo, non tutti dividevano le speranze concepite per l’inusitato procedere del re Pontefice. Non tutti dimenticavano la storia sanguinosa e terribile del papato, che in ogni tempo soffocò nel sangue e nelle segrete le aspirazioni di libertà. I papi avevano ognora benedetto ai delitti dei principi per mantenere incolume il temporale dominio, nè il patriottismo di Pio IX avrebbe potuto durare contro il pericolo di perdere il principato. Ciò nullameno le concessioni di Pio IX desiarono tut-t’ affatto l’Italia dal suo letargo. Così il sommo Pontefice, certamente per volontà divina, scavò primo la fossa che inghiottir dovea le male signorie italiane, e nella quale fra non molto precipiterà la peggiore di tutte, quella del poter temporale dei papi. La storia avrà il compito di narrare come la virtù, mostrandosi per poco assisa sul trono di Pietro, ebbe tanta forza da scuotere dalle fondamenta l’empia opera di tanti secoli. Il 16 luglio 1846 Pio IX accordava 1’ amnistia pei condannati politici. Questo atto, nuovissimo in Italia, dove il ladrone e 1’ assassino erano graziati, ma non mai il cit- 3