— 57 — dichiarava che al solo potere militare era riserbato adottare ciò che credesse più conveniente. Il tenente-maresciallo Zichy allora parlò del suo affetto per Venezia, soggiungendo però, essere a lui impossibile di acconsentire alle domande del municipio. Le trattative erano giunte a questo punto, quando un immenso clamore si elevò nella piazza sottostante : era Manin che alla testa di migliaia di cittadini armati ritornava trionfalmente dall’ Arsenale. A quella vista Zichy, creduta ogni cosa perduta, accettò le condizioni imposte, e sul momento fu redatta una capitolazione, con la quale veniva rimesso ogni potere nelle mani della commissione stessa del municipio ('). Nella piazza intanto la gioia era al colmo. Manin, montato su di una tavola, vi arringava la popolazione e vi proclamava la repubblica col seguente discorso : » Noi siamo liberi! ! » E noi possiamo doppiamente gloriarci di esserlo, per-» che noi lo siamo senza aver versato una goccia di sangue, » nè del nostro, nè di quello dei nostri fratelli ; io dico nostri » fratelli, perchè tutti gli uomini per me lo sono ! » Ma rovesciare 1’ antico governo non basta ; conviene » ancora sostituirne un altro, e per noi il miglior governo » sembrami la repubblica: poiché essa ricorderà le nostre » antiche glorie, e sarà migliorata dalle moderne libertà. » Con ciò noi non intendiamo separarci dai nostri fratelli » italiani ; anzi, al contrario, noi formeremo uno dei centri » che serviranno alla fusione graduale, successiva, della no-» stra amata Italia in un solo tutto! (') Vedi il Documento 111.