— 344 — sventolare per 1’ aria e poscia la pianta nel terreno. È impossibile ricordare tutti gli atti di valore, di sangue freddo e di tranquillo disprezzo della morte che furono compiti dai soldati italiani in quelle terribili giornate : ed a tanto giungeva l’esaltamento loro, che se ne videro molti in piedi, fermi per delle mezz’ ore sulle traverse o sui bastioni, tutti scoperti della persona alle innumerevoli palle nemiche, far gesti di scherno, vituperando con parole i poco lontani Austriaci. Alla sera, contati i cannoni ancora servibili, il numero loro non arrivava a 30 ; più della metà giacevano smontati e rotti. Nella notte del 25 al 26 si cercò di rimpiazzarne alcuno nei punti più importanti ; i cannoni da 8 e da 12 furono posti in batteria ; era necessario servirsi di tutti i mezzi per resistere al fuoco tanto superiore del nemico. Marghera doveva cadere : quel forte d’altronde non è necessario alla sicurezza di Venezia ; esso poteva essere abbandonato anche prima, ma 1’ armata e Venezia dovevano mostrare quanto possano la risoluzione, la costanza, il coraggio italiano. Si combatteva per l’onore. II 26 mattina il fuoco, mantenuto dagli assedianti durante tutta la notte, ripigliava la consueta intensità su tutta la linea. Esso però non fu così gagliardo come gli altri giorni. Se gli assediati soffersero danni e perdite gravissime, era evidente che anche il nemico avea dovuto enormemente soffrire. Le batterie di Campalto riuscivano con i loro tiri le più moleste : esse tiravano alternativamente su Marghera e sull’ isola di S. Giuliano, cercando tagliare le comunicazioni dei nostri con Venezia; sendochè il ponte della strada fer-