Con Mussolini 445 Buccari, tanto che rinnova dinanzi alla mia prua il vergilia-no “fremito marino”. La sempre insanguinata e invendicata “Puglia” aumenta la mia pena. E mi sfogo, nella notte, a dedicare colpi di cannone agli eventi ignoti. “ Spalato ”. Nessun evento fausto mai ti spinge verso il Benaco? » Tornò l’inverno e con esso la tortura del freddo che Cagni sopportava sempre meno. Improvvisamente, nel gennaio 1926, fu colpito da una paralisi parziale e transitoria, proprio mentre si spegneva a Bordighera la regina Margherita. Giorni tristi nei quali anche il suo poeta gli scrisse parole quasi disperate: dopo averlo ringraziato per aver riammesso in servizio l’abruzzese Marollo, D’Annunzio diceva: « Io ho cominciato l’anno coi presagi più infausti. Dopo aver toccato il fondo della tristezza nei ricordi sanguigni di Fiume, ecco che son reso invalido da una dolorosissima distorsione prodotta ne’ miei giochi d’equilibrio sopra lo sdruccievolissimo ponte della “Puglia” coperto di neve. Per ottenere la tua indulgenza, o coetaneo, ti debbo dire che la visita di un mio antico compagno di collegio, di quell’Ubaldo Spezzafumo notissimo in ogni colonia africana, mi aveva ridato il ruzzo dello sfrenato collegiale. Ora la rivolta dei muscoli mi fa “escire il ruzzo dal capo” come dicevamo in Toscana. Il tuo calendarietto m’è pieno di promesse: mi promette anche una tua visita primaverile. Io ti offro il mio, opera tenue di mastro Paragon Copella. È colmo di infallibili voti. Se ti capita qualche vecchia pietra del porto, e magari qualche anellone di bronzo, — di quelli che servivano a dar volta ai capi d’ormeggio — mandamela, mandamelo, pel mio gran Reliquario del Vittoriale. (Il leone donatomi da Genova è nel luogo d’onore) ». Costretto ad attardarsi a Roma ammalato, Cagni, anziché preoccuparsi delle sue condizioni fìsiche, esprimeva la impazienza di rivedere il suo porto « che ho lasciato così di improvviso e del quale non so più nulla ». Venne a premiar- lo di quell’ansia una lettera di Mussolini: « Caro Ammiraglio, grazie per la sua relazione sul porto di Genova nel 1925. L’ho letta con tutto l’interesse che essa merita e desidero esprimerle ancora una volta tutto il mio compiacimento per l’opera sua ». Lo sorreggeva dunque l’am-