— 264 — dappoiché il giudizio umano erra sovente, quando la sventura lo coglie : obbliamo il passato e non si ridestino le diffidenze e le vili calunnie, che resero deboli gl’ Italiani nel 1848. Frattanto Cavaignac e Bastide, seguendo un generoso impulso, ordinavano alle navi francesi dell’ Adriatico di tenere sbloccata Venezia. Quel gabinetto imitava la ferma attitudine del Piemonte. Però il governo veneto e la intera popolazione, quantunque conoscessero le disposizioni politiche dell’ Inghilterra e che nulla da essa sperassero, traevano animo dalla nuova ed insperata fase del gabinetto francese, persuasi che quella possente nazione tosto o tardi riconoscerebbe gli obblighi suoi e che la causa dei popoli prevarrebbe alfine nei consigli di quei governanti (*). Non è mio assunto narrare le peripezie che subirono le trattative diplomatiche della mediazione offerta dalle potenze occidentali ; solo accennerò eh’ esse variarono a tenore della fortuna seguita dalle armate austriache, e che le esigenze mostravansi maggiori quanto più grave appariva la condizione del governo imperiale ; che scemarono e dileguaronsi affatto quando la vittoria gli sorrise. Solita vicenda questa dei governi non energici, e che si ripeterà fino a tanto che una politica più nobile, basata sulla giustizia e sul diritto delle nazioni, non subentrerà a quella interessata, che anche oggidì domina la vecchia Europa. Le condizioni finanziarie di Venezia esigevano pronti provvedimenti; i 5 milioni del prestito patriottico col novembre si esaurivano ; conveniva preparare altri mezzi per (*) Vana speranza, che vedremo in seguito distrutta da fatti contrari.