— 58 — N » Viva adunque la repubblica, viva la libertà ! viva San » Marco ! » Non occorre dire con quanto entusiasmo fossero accolte queste parole. Così Venezia rivendicavasi a libertà con la capitolazione imposta ai governanti d’Austria. Nello stesso tempo gli abitanti di Mestre attaccavano e prendevano Malghera. Chiog-gia, scacciate le deboli forze dell’Austria, poneva guarnigione a Brondolo e al forte S. Felice, e Burano rendevasi padrone di tutti i forti da esso dipendenti. In quel di 22 marzo il vasto estuario di Venezia, nessun punto eccettuato, ritornava padrone di sè stesso. Intanto i segnatari della capitolazione, riconoscendosi investiti di un potere che il popolo non avea sanzionato, nella notte lo rimettevano al Mengaldo, comandante la guardia civica, con l’incarico di nominare un governo, composto degli uomini che per la loro popolarità e le loro virtù ne fossero degni (,). (') Fu in questa sera del 22 marzo che il primo proclama stampato col Leone di S. Marco in fronte veniva affisso ai muri della città. Proclama divenuto celebre e che fu scritto da Manin onde calmare l’effervescenza popolare, che cominciava a mostrarsi, per non aver veduto i nomi di Manin e Tommaseo fra coloro che componevano la Commissione governativa. — Eccolo: Manin ai Veneziani Venezia, 22 marzo 8 ore di sera. Veneziani ! Io so che mi amate ; in nome di questo amore vi chiedo di condurvi nella legittima manifestazione della vostra gioia con quella dignità che conviene agli uomini degni di esser liberi. Vostro amico Manin.