— 195 — rono il giorno innanzi sostenute dall’altra di Aosta e da poca cavalleria ed artiglieria, compirono di eroico nella difesa di Custoza e negli attacchi di Valleggio; nè dirò del valore spiegato dal re, dai suoi due figli, dal generale Bava e da tanti altri prodi, che in quel giorno memorando si coprirono di gloria. Per ben otto ore sostennero 1’ urto di tutta 1’ armata nemica forte di più del doppio, e facendo strage degli assalitori. Solo allorquando cominciò a cadere la notte, lentamente si ritiravano. In quel giorno memorabile il duca di Savoia, alla testa della brigata Guardie, stette senza piegare contro due brigate austriache, che con numerosa artiglieria lo assalivano da tutte le parti. Saldo, immobile, senza scomporsi, ributtando alla baionetta il nemico che osava'troppo accostarsi, resistette, finché le altre truppe ordinatamente si ritirarono, e poscia egli stesso indietreggiava senza lasciare dei suoi un prigioniero o un ferito lungo il non breve cammino. La virtù guerriera dei nostri meravigliò lo stesso nemico ; e con ragione diceva recentemente il generale Alfonso La Marmora, in un suo ammirabile discorso alle Camere italiane, che la sconfitta di Custoza può essere riputata una vittoria, poiché essa provò una volta di più quanto sia grande il valore italiano. Le perdite del nemico superarono del doppio quelle sofferte dai Piemontesi; ma la battaglia perduta influì possentemente sullo spirito dell’esercito italiano, che più non confidava in sé stesso. Levato il blocco di Mantova, i Sardi si concentrarono a Coito. Un ultimo tentativo d’impadronirsi di Volta infelicemente riuscito persuase il re ad ordinare la ritirata