— 497 — doveva conchiudere o aveva concluso un armistizio senza dubbio più funesto ancora dell’ altro. Vedendo la demoralizzazione delle truppe e 1’ assoluta necessità di un armistizio, Carlo Alberto avea abdicato nella notte del 23, dopo essersi esposto a tutti i pericoli della battaglia. Le parole che pronunciò in quell’ occasione mi confermarono nell’ opinione che sempre ebbi di lui. Qualsiasi cosa abbiano potuto dire i suoi nemici, egli amava realmente l’indipendenza e sperava poterla conquistare per noi. Allorché egli riconobbe l’impossibilità di compire il progetto, depose la corona. Può essere che le calunnie sparse contro di lui nel mese di agosto abbiano contribuito a deciderlo. Se egli non avesse temuto che esse si rinnovellassero, può darsi che, conchiudendo una tregua di qualche giorno cercasse rianimare 1’ entusiasmo dell’ armata con l’idea della guerra. Dopo Carlo Alberto il Piemonte sarà ridotto per lungo tempo ai suoi antichi confini, se tuttavia la pace glieli lascia intatti. Ciò che ci fece molto male nello spirito delle truppe furono coloro che, odiando il partito della guerra che il nostro ministero rappresentava, ci accusavano di repubblicanismo. Come ve lo dissi altra volta, il soldato piemontese non vuole battersi che per il suo re. Ebbene ; addosso di molti fra i morti si è trovato dei biglietti cosi concepiti : Mentre il soldato crede battersi per il re, a Torino si proclama la repubblica. Dio sa, pertanto, se noi eravamo pieni di riconoscenza per questo re, che sosteneva la nostra politica e l’indipendenza italiana e se noi pensavamo ad altra cosa che ad essere sinceramente costituzionali ! ec. ec. Sebastiano Tecchio. »OCUIIEIVTO XXV. L’inviato veneto Valentino Pasini al Governo provvisorio di Venezia. Parigi, 4 aprile 1849. Ieri solamente ho potuto vedere con la necessaria tranquillità lord Normanby ed il signor Drouin de Lhuys. Allorché si è a Parigi, è facile scorgere che tutta la diplomazia, senza eccettuare quella della Francia e dell’Inghilterra, vuole non solamente sj