— 212 — Poscia, caduto il primo impero e l’Italia fatta serva dell’Austria, sdegnando di prendere servizio negli eserciti di questa, quantunque da molti spronato, intraprese la libera carriera dell’ ingegnere, nella quale in pochi anni -tanto emerse, che veniva considerato per uno dei più insigni di Italia e dell’ impero austriaco. Il 1848 trovò il Cavedalis alla direzione della costruzione d’ una ferrovia in Germania. Lasciato quel posto lucroso, egli partiva per l’Italia e, recatosi in Udine, veni-vagli da quella città offerta la direzione della sua difesa. Caduta Udine, e non senza gloria, riparava a Venezia. Dotato di un carattere fermo, avendo ricevuto una educazione militare delle più solide, di una onestà ovunque riconosciuta, sembrava 1’ uomo della situazione. Infatti, se Venezia ebbe un esercito, che tanto eroicamente seppe combattere; se la disciplina non conosciuta, e, direi quasi, disprezzata fino allora, fu in breve tempo introdotta ; se in tutto il lungo assedio non ebbesi giammai a deplorare la più lieve licenza; se finalmente l’esercito fu vestito, provveduto di armi e di regolamenti, a lui devesi tributarne il merito principale. Con le saggie disposizioni amministrative, con le riforme gradatamente introdotte, seppe formare un solo tutto di corpi differenti per regole, per armamento, per disciplina e per scienza dei capi che li comandavano. E quando partivano i corpi romagnoli chiamati in patria dal governo popolare di Roma, devesi principalmente a Cavedalis, se furono rimpiazzati con volontari veneti reclutati in ogni provincia in nome di Venezia. Quest’ uomo, durante il suo governo, ebbe gravi ostacoli da superare, invidie da combattere e gravi sacrifici da compiere. Egli