— 47 — modo legalizzato le misure anche estreme, che si dovessero prendere in caso di necessità. Promise quindi che nella sera stessa le avrebbe invitate ad una conferenza, e che, anche qualora il loro parere fosse contrario, rimaneva sempre stabilito che il giorno appresso si darebbe mano alla rivolta. Infatti più fondate speranze di riuscita non potevano avere i Veneziani. Disponendo essi dell’intero corpo della marina e sapendo che i due battaglioni italiani della guarnigione sarebbero rimasti almeno neutrali, poiché i soldati avevano fraternizzato col popolo ; al governo non rimaneva che il solo reggimento Kinsky, e un battaglione di croati : forze certamente insufficienti per paralizzare un movimento ben concertato. Una volta padroni dell’arsenale, le armi, che in gran copia vi si trovavano, avrebbero bastato ad armare il popolo; nè ciò doveva essere difficile ad ottenere, sia perchè la guardia civica avea libero accesso in quel vasto stabilimento, sia pure perchè gli operai mostravansi tutti propensi alla causa nazionale. In quella sera si discusse anche sulla forma del governo a scegliere nel caso che la vittoria rimanesse agl’insorti. Però nulla fu deciso, riserbandosi Manin a definire le cose dopo il colloquio che dovea avere colle persone più ragguardevoli della città. E mantenne la data parola. Verso le 10 p. m. convennero in sua casa i più influenti tra i consiglieri municipali, ed altri cittadini tra i più conosciuti e più popolari di Venezia. La discussione fu assai animata, ma nulla vi si conchiuse. Ecco qui sotto quanto ne scrisse il Degli Antoni, che fu tra coloro che vi assistettero: « Nella notte dal 21 » al 22 marzo delle pressanti sollecitazioni furono fatte a