— 307 — » Torino venne a confermare la notizia della disfatta di » Carlo Alberto ; ed il mattino del 1.° aprile un bollettino » ufficiale, affìsso sugli angoli delle contrade, diede in fine )) corpo a tutti i rumori pubblici in modo da far cessare » ogni dubbio ; esso distruggeva l’ultima illusione degli otti-» misti, di coloro che fino a quel momento aveano rifiutato » di credere alla rovina della causa italiana. » Manin convocò immediatamente l'assemblea per il dì » susseguente, 2 aprile. Questo giorno era un lunedì ; esso » resterà per sempre memorabile negli annali di Venezia. » L’assemblea sedeva nella sua storica ed augusta sala, » ed attendeva Manin in solenne silenzio. Egli entrò e salì » tosto alla tribuna. » Voi conoscete le nuove (diss’ egli eon un tuono di » voce bassa e grave) : che decidete voi ? — È il governo » che deve prendere l’iniziativa. — Siete voi decisi alla » resistenza ? — Noi lo siamo. — Volete darmi poteri illi-» mitati per dirigere la resistenza ? — Noi lo vogliamo — » fu la risposta unanime. » Allora quegli uomini intrepidi contornarono il loro » capo, gli strinsero le mani, se le strinsero gli uni gli altri, » e votarono per acclamazione questo laconico e memora-» bile decreto : {Segue il decreto) » In piedi, in questa antica e magnifica sala del consi-d glio, illustrata da tanti trionfi delle armi e dell’arte di )> Venezia, ove dall’alto delle muraglie sembrava guardarli » il lungo seguito dei loro sovrani senza scettro, che durante