— 400 — » nell’ eroica perseveranza del popolo e nell’ azione con-» corde dei poteri esecutivi, passa, all’ ordine del giorno. » In questa tornata ogni deputato era triste e addolorato. Sapevasi della condizione infelice e disperata di Venezia, sebbene non si conoscesse il numero preciso dei giorni che ancora poteva resistere, passati i quali e finito ogni alimento, era giuocoforza piegare il capo al destino. Questo segreto non fu mai palesato ; fu un arcano per tutti, quantunque nella seduta vari fossero i deputati che lo richiesero. Il potere esecutivo tacque, e fece bene ; poiché era tal cosa che, propalata, gli Austriaci medesimi avrebbero risaputa; ed a Venezia giovava che essi la ignorassero completamente. Cosi pure si nascose l’effettivo dell’ esercito sotto le armi, e la quantità delle munizioni da guerra che ancora rimanevano. Quello però che con più vivacità s’invocò dai rappresentanti, fu la cooperazione della flotta, la sua azione immediata ed efficace contro il nemico. Nella città alcune voci di biasimo, partite pur troppo dalle alte sfere militari, si rivolsero contro l’inazione della marina : erano parole suggerite forse dal dolore e dalla disperazione, parole d’ altronde che non avevano alcun fondamento, ma che nondimeno trovavano facile ascolto nella popolazione. Esigevasi un combattimento con la squadra austriaca, la sua distruzione, e quindi il mare libero, aperto al commercio, al pane, alle vettovaglie che mancavano. Venezia allora, dicevano, poteva resistere in eterno, perchè essa avrebbe venduto le sue statue, i suoi capo-lavori d’ arte, i suoi palazzi e fatto denaro di tutto, e il nemico non varcherebbe giammai i limiti della sua laguna. Ma erano sogni codesti, poiché fu trascurato fino dal principio di apparec-