— 423 — Essa stabilì presso ogni commissione annonaria dei quartieri alcune barche con infermieri, per trasportare malati negli ospitali ; ai quali, benché vastissimi e numerosi, non però sufficienti al bisogno, se ne aggiunse uno nuovo a S. Biagio. I forti di Chioggia, Pelestrina, Lido, Malamocco, Burano e Murano non furono rispettati dall’orrendo flagello, che dappertutto colpiva alla cieca, vecchi, giovani, fanciulli. Nel giorno 3 successe un grave disordine, il primo che dopo 17 mesi avvenisse nella città: disordine però promosso dalla imprudenza del patriarca di Venezia, cardinale Monico. Sembra che certo Girolamo Dandolo fosse 1’ autore e promotore di una istanza che dovevasi presentare all’assemblea per eccitarla a porre un fine alla resistenza. Questa carta era firmata da alcuni cittadini, alla testa dei quali eravi il nome del Monico. Il fatto si seppe : si mostrò la petizione e si lessero le firme dei pochi segnali : l’indignazione fu generale nel popolo. I più esaltati, seguiti da gran numero di gente, si avviarono verso la casa del patriarca e in pochi momenti 1’ attruppamento prese proporzioni enormi. Abitava allora il patriarca a Santa Maria Formosa nel palazzo Quirini, del quale occupava un appartamento, essendo la dimora patriarcale in costruzione. Colà giunta la turba irritata, nel suo cieco furore invase 1’ appartamento del conte Quirini, che abitava un piano più sotto, e credendo essere quello del patriarca, cominciarono a lanciare nel sottoposto canale mobiglie, quadri, oggetti preziosi, e quanto in una parola addobbava quel magnifico soggiorno.