— 62 — veneto Verona ed il forte di Legnago soltanto rimanevano in rnano degli Austriaci. Sembra quasi impossibile che una rivoluzione di popolo tanto facilmente e così felicemente siasi compita contro un esercito, che aveva fama di valoroso e disciplinato. Ma i lunghi anni di pace goduta, i pochi avanzamenti negli ufficiali, i capi vecchi e valetudinari, gli ordini interni vieti e non a portata dei tempi più civili che correvano, e soprattutto il sistema di protezionismo portato agli eccessi : tutto questo aveva certamente scossa la disciplina, e diminuito quello spirito di corpo, che tanto fortifica e rende compatti gli eserciti. Arrogi che i sessantamila uomini, che allora contavano gli Austriaci in Italia, stavano disseminati in varie città, ed in tanti punti, e che parte di essi, essendo Italiani, disertarono al primo invito della rivolta. I generali, privi di comunicazioni fra loro e di ordini del governo : dubitosi sulla legalità di quanto avveniva intorno ad essi, poiché sapevano della impartita costituzione : sorpresi dall’ avvenimento di un papa liberale, dai moti di Napoli, di Parigi e più di tutto dalla rivoluzione di Vienna : incerti sul partito a pigliarsi, cercavano sicurezza per sé e pei soldati nelle fortezze. Però, se la debolezza di costoro, che cedettero davanti a’ popoli inermi, fu di gran vantaggio per le proprietà e pei paesi insorti, fu d’altra parte per la causa italiana un danno gravissimo ; perchè 1’ esercito nemico si ritirava intatto, senza perdite, e potè più tardi, meglio organizzato, con danno nostro infinito, riprendere 1’ offensiva. E quantunque a chi scrive queste pagine dolga censurare i propri concittadini, è debito dire che i Lombardo-Veneti,