— 441 — feriti compromessi, carta monetata, debito pubblico, e nessuna imposta espiatoria, come erasi pattuito con Brescia. La flotta rientrava in porto senza aver potuto combattere col nemico. Questo fu il colmo della sciagura ! Essa era rimasta alcuni giorni in vista degli Austriaci, che aveano sempre evitato di essere raggiunti. Quantunque del doppio più forti, rifiutarono la battaglia ('). Vani riuscirono gli sforzi del comandante veneto Bucchia per attirarli a battersi : il nemico lasciò predare sotto i suoi occhi alcune barche, e non si oppose. Fu lasciato qualche legno isolato, sperando che il desiderio di catturarlo lo togliesse dalla sua assoluta inerzia ; ma tutto fu inutile. Intanto sui legni italiani sviluppavasi tremendo il colera; sulle prime furono pochi casi, poscia di giorno in giorno si moltiplicarono in modo orribile : quel male prostrò gli animi delle ciurme ; convenne virare di bordo e ritornare in porto, giacché ormai gli ammalati ed i morti superavano in numero i sani. Sulla corvetta Lombardia, di 110 uomini di equipaggio, nello spazio di 00 ore, 53 furono i colpiti : dopo 5 giorni, di tutto 1’ equipaggio 30 uomini sopravvivevano. Sugli altri legni lo stesso infuriare del morbo. Quella squadra, sortita così animosa, ritornava scorata, avvilita, con la morte nei seno, convinta ormai che Venezia era abbandonata dalla stessa Provvidenza. Ed infatti, sembrava che la divinità, che veglia sui destini dei popoli, avesse altrove rivolto il suo sguardo. La infelice regina dell’ Adriatico subiva il più orrendo strazio che la storia ricordi. Se non che le vie misteriose della Prov- (t) Vedi Documento XXXVII. f 56