tre pora., ma i trofei riportati non valsero a compensare le molte vite preziose spente dal ferro nemico. Frattanto la colonna di sinistra, in causa della fitta nebbia, che non permetteva scorgere il cammino attraverso i bassi fondi della laguna alle barche che trasportavano i Cacciatori del Sile, giungeva alle otto ant. a poca distanza da Fusina. La divisione delle cannoniere apri il fuoco contro la batteria nemica, obbligandola al silenzio e costringendo il presidio a sgombrare la posizione. Sbarcati immediatamente i soldati e divisi in due colonne, 1’ una di esse si diresse a Malcontenta e l’altra per l’argine alla Rana, le quali posizioni furono trovate ambedue sgombre di Austriaci, che precipitosamente eransi ritirati verso Padova. Così, in causa del ritardo prodotto dall’accennata circostanza, non potendo la colonna di sinistra prima delle altre attaccare Fusina, il risultato della giornata non fu completo, come speravasi. Giungeva a Mestre il generale Pepe e, radunato un consiglio di ufficiali superiori, chiese il loro parere ; se cioè reputassero utile rimanere nella conquistata città per vettovagliare Venezia, o pericoloso alla sua difesa, e quindi necessario ritirarsi a Marghera. Solamente il colonnello Mo-randi ed il Radaelli furono del primo avviso, ma prevalse consiglio più prudente, per cui il generale ordinava che fosse immediatamente evacuata. Frutto di questa gloriosa giornata furono 600 prigionieri, tra i quali 22 ufficiali, 7 cannoni, armi, munizioni, carriaggi ed attrezzi di ogni genere : inoltre il nemico perdette fra morti e feriti più di 350 uomini. Gl’ Raliani subirono essi pure dolorose perdite; fra le altre quella