novelli auspici; e lu per la prima volta che nel suo seno si espresse chiaramente il gran concetto nazionale. I discorsi vi erano improntati dei più generosi sentimenti ; le allusioni altre volte timidamente pronunciate scomparvero. Una nobile alterezza ispirava gli oratori; e fu appunto in una seduta di quel congresso che si ricordò l’istoria di un popolano di Genova, del celebre Balilla, che nel 1746 avea dato il primo impulso alla memorabile cacciata degli Austriaci dalla città. Quella evocazione trovò un’ eco in tutta la Penisola, che in quel tempo cominciava ad accogliere ed eseguire qualsiasi dimostrazione, purché contraria all’Austria : e fu visto il giorno commemorativo della cacciata degli Austriaci da Genova celebrarsi in tutte le città dell’alta Italia, e la sera le alpi da Trieste a Nizza furono seminate di fuochi di gioia, che durarono per buona parte della notte. L’anno seguente, nelle superbe sale del palazzo ducale di Venezia,aprivasi il nono congresso degli scienziati, che fu 1’ ultimo di quell’ epoca. La riunione di quegli uomini accorsi da tutte le città italiane, l’udirne i discorsi allusivi all’ ordine di cose che si svolgevano nella penisola, le lodi profuse all’ innovatore Pontefice, e i patriottici concetti dei più arditi scossero ogni cuore. Il rossore appariva sul volto degli astanti nel rammentare a qual grado di avvilimento fosse caduta l’Italia. Ben s’apponeva il conte Fiquelmont, asserendo che dall’apertura del congresso cominciò la rivoluzione in Venezia, poiché da quel momento il popolo delle lagune assunse un altro contegno, badando meno ai divertimenti ed alle feste, facendosi più serio e concentrato.