104 Giovinezza in pratica dei loro temperamenti avventurosi. Il Principe si preparò ad affrontare la sua prima impresa di esplorazione geografica che organizzò ottimamente, in silenzio, spendendo di persona, mentre la più brillante società cosmopolita lo ammirava protagonista delle regate nella Costa Azzurra e a Genova, senza sospettare dell’impresa imminente. Era trascorso appena un anno dalla giornata di Adua: in Italia trionfava lo spirito rinunciatario del “piede di casa”. In aprile Acciarito aveva attentato alla vita di Umberto I; Crispi e i ricordi del Risorgimento erano respinti nell’ombra dalla generale depressione politica. Ma il 17 maggio Luigi di Savoia partiva per la sua prima spedizione intanto che nuovi volontari garibaldini accorrevano a Domokos a combattere per l’indipendenza della Grecia: due sintomi, l’uno principesco e l’altro popolare, che la nostra stirpe non aveva perduto le sue secolari virtù. « La punta del Kanchenjunga veduta per rara fortuna nettamente nel suo superbo splendore il 30 gennaio 1895, durante il nostro viaggio attraverso l’india, aveva gettato nell’animo del Duca il germe di una spedizione all’Imalaia. Per un anno, mentre il “Cristoforo Colombo” solcava le onde degli oceani, quel pensiero nato sulla vetta di Darjee-ling e trasformato in progetto, fu dal mio Principe discusso e studiato da tutti i punti di vista con quel suo acuto spirito di analisi e quel suo speciale, instancabile accanimento di conoscere bene a fondo tutto ciò che lo interessa. » Ma il colera che da tempo infieriva nell’india settentrionale ed una grande carestia avrebbero ostacolato l’impresa vietando la formazione di carovane. Con disappunto il Duca dovette rassegnarsi a rinunciare, ma decise di rifarsi col tentativo di scalare un altro monte non ancora raggiunto dall’uomo malgrado gli sforzi di quattro precedenti spedizioni: il Sant’Elia in Alasca. Raccolse quindi attorno a sé un manipolo d’uomini fra i quali soltanto Cagni non aveva mai fatto dell’alpinismo. Furono della partita: Francesco Gonella, presidente del Club Alpino Torinese; Vittorio Sella, nipote di Quintino, industriale ed eccellente fotografo, col suo aiutante Botta; il dott. Filippo de Filippi, assistente di patologia all’università di Bologna. Poi quattro ottime