Due teste accese 85 l’ambiente e le tenute di gala dei funzionari inglesi, facevano troppo contrasto con la nuda semplicità delle divise marinare italiane. Ecco i mari dell’Oriente e i grandi fiumi che il “Colombo” navigò costeggiando affascinanti terre esotiche in vista di foreste, giardini, città strane con reggie e pagode, fra genti diverse e svariatissime sensazioni. A Bangcok un certo danese commodoro della marina del Siam, venuto a bordo per invitare il Principe a palazzo reale, non ricevette tutta quella accoglienza che si aspettava e ne rimase impermalito. Il giorno dopo corse la voce che un giornale avrebbe attaccato violentemente lo Stato Maggiore della nave italiana e lo stesso Duca. Toccò a Cagni precipitarsi in quella redazione — si può immaginare con quale animo — per prevenire la pubblicazione offensiva. Ebbe la sensazione che lo stesso commodoro l’avesse suggerita per vendicarsi, ma l’incidente sgradevole non fece che rafforzare le sue prevenzioni contro i giornalisti. Visitarono Sua Maestà, e mentre Cagni osservava le imponenti guardie del corpo, si accorse che erano comandate da un italiano, certo tenente Ricciardi ex-ufficiale di cavalleria, uno dei tanti connazionali che doveva incontrare sparsi nel mondo ad esercitare i più disparati mestieri. A Saigon la nave francese “Triomphante”, nel rispondere alle salve del “Colombo”, mandò per errore un colpo sulla plancia dei nostri, per fortuna senza conseguenze gravi. Visitando i templi e le prigioni di Hong-Kong, Cagni si confermò nella prima pessima impressione ricevuta dall’ambiente cinese: « Fra gli infiniti Dei dorati i preti hanno delle facce più proibitive che i poveri infelici rinchiusi in angusti ca-meroni alla mercé di un carceriere che rappresenta tutto il potere esecutivo per questo genere di condannati ». Erano in maggioranza debitori insolventi che finivano quasi sempre con l’essere obbligati a fare i soldati, sicché soldato diventava sinonimo di brigante. Tale constatazione spiegò a Cagni un fenomeno che lo aveva tanto disgustato; parlando con una cinesina l’aveva sentita compiacersi che i Giapponesi avessero in quel tempo vinti e uccisi molti soldati cinesi. Concluse da queste osservazioni che il pa-