— 170 — Austriaci tentassero sorprendere i varchi, spergiurando la fede data, d’improvviso il giorno 9 tornarono impetuosi nella valle di Oltrechiusa, che oltrepassarono; ma giunti alla chiusa di Venas, ebbero la meritata ricompensa del loro tradimento. Pochi ma generosi difesero quel passo, e tanto arditi si mostrarono, che non valse il soverchiante numero nè il valore degli Ampezzani per ismuoverli dal loro posto, Ferocemente combattendo tennero testa ad ogni assalto, finché, visto impossibile impadronirsi di quel punto, il nemico pesto e sanguinoso, per la seconda volta, volse le spalle. Fino al 21 maggio riposavano le armi dei Cadorini, lasciando così campo al Calvi per meglio ordinarli e di vieppiù fortificare i varchi delle vallate, prevedendo egli come il silenzio nemico non significasse altro che il tacito apparecchio di ben più formidabile assalto. Difatti gli Austriaci ingrossavano smisuratamente, ed il generale Stùrmer, che li comandava, teneva sotto i suoi ordini più che 20,000 uomini con cannoni ed alcune batterie di razzi alla congréve. Il 21 maggio ordinò di attaccare Chiusa ed il varco nelle valli di Calalzo, ma, sebbene assalissero con valore, la difesa dei Cadorini rimase insuperata. Il 24 una colonna forte di 3,000 uomini tentò con inauditi sforzi di superare il passo della Morte in Carnia; ma, accorso con buon nerbo il Calvi, rese impotente l’assalto, respingendo a sua volta 1’ assalitore. Ma ben più fiera e più gloriosa fu la lotta, che in vari punti veniva combattuta il 28 maggio. Stùrmer con 5,000 uomini, con cannoni e razzi assaltava i nostri fra Pra del Bosco e Rucorvo; alla Chiusa con altre forze comandate dal Welden rinnovò la battaglia. Al passo della Morte